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Questa storia della 194, la legge sull'aborto, è una cosa che fa arrabbiare. Per una ragione molto semplice: è possibile che la politica debba mettere il naso anche su una questione che è maledettamente consegnata al volere, alla coscienza e/o alle necessità delle donne? Una cosa il governo doveva fare: scrivere una norma che consentisse di utilizzare le strutture pubbliche per abortire. Punto.

Già averci aggiunto degli orpelli come la possibilità data ai medici di fare obiezione di coscienza è un di più. Credo che un paziente sia come il peggiore dei delinquenti: quest'ultimo ha comunque diritto a un difensore, il primo ha diritto di avere un medico. Che se sta nella struttura pubblica deve accettarne tutti gli annessi e connessi, pure quelli che potrebbero non piacergli.

Invece l'aborto è diventato materia di feroce polemica politica. Ha cominciato la sinistra, accusando Giorgia Meloni di voler rivedere o, peggio, cancellare la 194, quando lei non ha mai detto una cosa del genere. E forse neppure la pensa. La "sciagurata", per dirla con il Manzoni, ha però affermato che la vuole rafforzare, nella parte in cui la donna potrebbe interrompere la gravidanza non volendolo, per ragioni economiche. Siamo onesti: è la fiera dell'ovvio, la legge già prevede questa possibilità ed è una di quelle cose che si fanno ma non si dicono. Altrimenti puoi suscitare degli equivoci. O prestarti a delle strumentalizzazioni.

Finito? Macché. Il partito ligure di Fratelli d'Italia è riuscito nella mirabile impresa di cadere nel trappolone tesogli dalla minoranza, che ha proposto una mozione affinché la Regione Liguria si facesse parte diligente con il governo, come usa dire, affinché tuteli la 194. Ora, anche le pietre sanno che queste mozioni, ovunque siano votate (sì, pure in Parlamento) lasciano il tempo che trovano. Tuttavia, con buon pragmatismo, al di là delle libere convinzioni, pure Lega, Forza Italia e Noi Moderati hanno approvato il documento.

Fratelli d'Italia, invece, che ha fatto? Si è astenuto, salvo provare a spiegare, poi, che avrebbe voluto emendare la mozione, che avrebbe voluto dire che la legge non si tocca, ma che andrà rafforzata nella parte che aiuta a non abortire. Va tutto bene, però mi chiedo se i "Fratelli" si rendono conto del casino che hanno armato. Altro sarebbe stato, magari, se fossero usciti dall'aula, sdegnosamente rifiutando di pronunciarsi su un tema che, questo avrebbero dovuto spiegare, nessuno di loro si sogna di tirare in ballo. Invece, eccoli a cincischiare fra una motivazione e l'altra. A quanto so, neanche gli amici del centrodestra hanno messo in guardia sul pericolo l'alleato e ora sono tutti a citare la Liguria come primo esempio della campagna contro i diritti che Giorgia Meloni si accinge a scatenare.

Io non la penso così. Avrà ben altro cui pensare, la futura premier, e ritengo la giovane leader di Fratelli d'Italia assai più accorta di chi la circonda. Chiusa la campagna elettorale, si tiene alla larga da argomenti come i diritti, sta il più possibile in silenzio (con tutto il vociare para-politico che ci circonda non è una brutta cosa) e prova a preparare un esecutivo all'altezza della durezza del compito che l'attende. E delle aspettative.

Quando ha evitato dei festeggiamenti ufficiali per la vittoria, c'è stato chi ne ha plaudito la sobrietà in un momento tanto difficile per gli italiani. Lei stessa, in qualche modo, ha avvalorato la tesi. Forse, però, la verità sta da un'altra parte, considerando quanto sta avvenendo con la legge sull'aborto e dintorni. Forse ha voluto impedire che qualcuno tutto preso dall'euforia si avventurasse, che so, in un saluto romano. Di cretini simili, non saprei altrimenti definirli, in giro ce ne sono ancora. Così Meloni ha pensato non fosse il caso. Per la serie: dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io. Appunto...