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Questa sera alle 21 a "Tiziana & Cirone" su Primocanale
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"Le parole fanno più male delle botte". Lo ha scritto Carolina, morta suicida a 14 anni perché il peso e la ferita di quel video a sfondo sessuale che girava sui social e nelle chat era troppo grande da sopportare. Per lei e per tutte e tutti quelli come lei vittime di bullismo, cyberbullismo, body shaming dal 2017 esiste una legge nazionale sulla tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto a queste forme di violenza. Un piccolo passo davanti a un grande cammino da compiere.

Questa sera a Tiziana & Cirone si parlerà di bullismo e cyberbullismo, proprio a partire dalla storia di Carolina, morta suicida a 14 anni a Novara nel 2013, che racconterà il papà Paolo Picchio. La trasmissione sarà in onda alle 21 su Primocanale. Tra gli ospiti, Luca Villa, presidente Tribunale dei Minori di Genova, Francesco Cozzi, ex Procuratore Capo di Genova, Giulia Prato, neuropsichiatra infantile dell'ospedale Gaslini, Roberto Surlinelli, direttore tecnico superiore della Polizia Postale. E ancora, la professoressa Gelli e i ragazzi della 5M del liceo musicale Pertini di Genova che hanno vinto il secondo premio del concorso "Lex Go" con la canzone "La vita fragile tra online e off line". I ragazzi sono stati premiati sabato scorso in Corte di Cassazione. 

Con la legge del 2013 per la prima volta si dà una definizione al cyberbullismo: "Qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni realizzata per via telematica". Soltanto minorenni, quindi. In assenza di denuncia la legge prevede l'ammonimento del Questore al minore, mentre i contenuti segnalati vengono rimossi entro 48 ore grazie anche alla collaborazione di aziende come Facebook e Google che hanno assicurato la loro disponibilità. La legge parla anche di formazione: perché è necessario insegnare a scuola l'uso consapevole della Rete, già a partire dai primi anni di educazione. Per evitare che tragedie come quella di Carolina si compiano ancora.


I numeri scattano una fotografia preoccupante: ci sarebbe un 20 per cento di bambini italiani tra gli 11 e i 17 anni di età vittime di bullismo e cyberbullismo. E sono più le ragazze rispetto ai ragazzi (7,1 contro 4,6 per cento). L'ultimo monitoraggio del ministero dell'Istruzione definisce ancor meglio la tipologia di violenze e racconta una faccia della medaglia dura da accettare, anche per le famiglie: c'è infatti un 22,3 per cento degli studenti e studentesse delle scuole superiori che sono stati vittime di bullismo da parte dei compagni; ma soprattutto un 18 per cento che ha avuto un ruolo attivo negli episodi di bullismo verso un compagno o una compagna; otto su cento hanno subito almeno un episodio di cyberbullismo e poi ci sono quei 7 ogni 100 che sono gli autori di minacce, offese e denigrazioni online verso altri minori.

Perché il bullismo è una questione da pari a pari che si esprime attraverso uno squilibrio di potere. Ci sono una vittima e un carnefice, dove quest'ultimo agisce a sua volta per frustrazione o per rabbia. Tutti indistintamente vanno aiutati. 

Il bullismo spesso è legato al pregiudizio: per la propria origine etnica, oppure per prepotenze omofobiche, o ancora si tratta di offese per una disabilità. E può sfociare nel body shaming: la derisione del corpo di una persona per il suo aspetto fisico.

"Ciao ragazzi, grazie per il vostro bullismo, ottimo lavoro" diceva uno dei foglietti lasciati sulla scrivania da Carolina, prima di uccidersi. Accanto però, aveva scritto i nomi degli autori del video. Ed è da qui che bisogna partire. Per lei, e per tutti gli altri.

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