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La pronuncia della Corte Costituzionale, ora è necessaria la legge italiana
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Una sentenza storica quella del 27 di aprile della Corte Costituzionale italiana che sancisce l'uguaglianza dei genitori verso i discendenti rispetto al loro cognome: non ci sarà più l'obbligo di dare ai figli solo il cognome paterno ma si potrà attribuire loro il doppio cognome (madre e padre o padre e madre) o anche solo quello della madre.

La nuova regola dunque è questa: il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell'ordine da loro concordato (prima quello del padre o prima quello della madre) a meno che non siano gli stessi genitori di comune accordo a decidere di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. Se non c'è accordo sull'ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori, il giudice dirimerà la controversia.

La battaglia andava avanti da anni e allinea così l'Italia agli altri Paesi europei: ora è però necessaria una legge italiana che regolamenti i meccanismi e vada a decidere anche come comportarsi per evitare che ci sia un accumulo di cognomi nelle prossime generazioni se si deciderà di conservare i cognomi di tutti e due i genitori. Al momento in Italia l'attribuzione del cognome paterno ai figli è sancita dall'articolo 262 del Codice civile.
La Commissione giustizia al Senato negli ultimi giorni aveva già iniziato peraltro un ciclo di audizioni sui disegni di legge sul doppio cognome: ce ne sono molti, presentati dall'inizio della legislatura da quasi tutti i partiti.

Tecnicamente la sentenza della Corte costituzionale sul doppio cognome ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di tutte le norme che prevedono l'automatica attribuzione del cognome del padre, con riferimento ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi. Dice il testo che queste norme sono in contrasto con gli articoli 2, 3 e 117 (primo comma) della Costituzione italiana e con gli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Questa attribuzione automatica è definita discriminatoria nei confronti delle madri e lesiva dell'identità del figlio. "Nel solco del principio di eguaglianza e nell'interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell'identità personale", scrive la Corte costituzionale.

Su questo tema c'erano già stati pronunciamenti della Corte europea dei diritti dell'uomo nel 2014 e della stessa Corte costituzionale nel 2016: entrambe ritenevano discriminatoria la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre, anche se in presenza di un accordo tra i genitori. Nella passata legislatura la Camera aveva votato un disegno di legge che si era però arenato al Senato.

La Corte costituzionale non si è pronunciata comunque su un altro tema: quello dell'aggiunta obbligatoria del cognome del marito a quello della moglie al momento del matrimonio. Va comunque ricordato che in Italia questa norma, anch'essa datata, non ha effetti pratici poiché non c'è l'obbligo di citare il cognome del marito sui documenti.

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