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ODESSA - "Quando vi vedo e sento le notizie 'normali' mi viene voglia di vivere, di combattere, e la speranza che quando arriverà il giorno della vittoria potremo brindare tutti insieme". Sono queste le parole di Irina, cittadina ucraina che vive a 5 km da Odessa, che racconta la vita in tempo di guerra: "Vicino al centro ci sono stati tanti attacchi ma tutti i cittadini hanno sentito rumori, esplosioni, tremavano i vetri. Si vedeva il fuoco che passa nel cielo. E tanto fumo nero, anche noi lo vedevamo che siamo a 5 km da Odessa. Il cielo era completamente nero. Lo fanno anche per creare panico, davanti ad una cosa del genere non si può che avere paura". Negli ultimi giorni è scattato il panico anche per l'ipotesi della mancanza di carburante: "Ci sono state code dai benzinai - racconta - ma ci hanno tranquillizzati, non ci sarà mancanza di benzina. Ci preoccupiamo perché siamo sempre pronti a partire".

"Le sirene hanno suonato due volte - racconta - ma senza bombardamenti, suonano anche quando passano i droni. Ci bombardano dalla nostra Crimea, dove hanno messo 12 missili".

A dare speranza a Irina sono anche le storie di solidarietà che arrivano da tante persone che rischiano la vita per aiutare il popolo ucraino: "In questi giorni vediamo un eroismo di persone normali, semplici, gente civile, quasi non ci si crede che riescano a fare queste cose. Alcuni salvano anche gli animali dello zoo di Kharkiv, anche di grossa taglia come leoni, tigri ed elefanti. Da una parte si vede questo e dall'altra l'assoluta mancanza di umanità degli occupanti, visto quello che stanno facendo alle nostre città e ai civili".

Poi racconta commossa le sue sensazioni dopo le terribili immagini provenienti da Bucha: "Sono cose che ci creano un vuoto dentro, l'altro ieri non riuscivamo a mangiare, non potevamo sopportare quelle immagini. Credo che tutti nel mondo abbiano reagito così. E la prima città ma non l'ultima, sarà ancora peggio. Non sono ancora arrivate le immagini da Mariupol, non oso immaginare cosa troveremo lì. Immaginate la disperazione di una donna che non riesce a difendere il suo bambino. Siamo nel ventunesimo secolo, come può succedere tutto questo nel mondo".

 

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