
Sul dibattito avviato nei giorni scorsi da Primocanale sul rischio di chiusura di ponti e viadotti a Genova nel 2026 interviene anche il Senatore del Pd Lorenzo Basso che risponde anche alla lettera aperta del senatore Maurizio Rossi all'assessore Ferrante.
Grave problema delle infrastrutture di Genova, lettera aperta all'assessore Ferrante
Ringrazio Primocanale e il senatore Maurizio Rossi per avere riportato con serietà un tema che non è un titolo d’allarme, ma una scadenza reale: entro il 2026 Genova dovrà conoscere con chiarezza lo stato dei propri ponti e viadotti e decidere, con responsabilità, dove intervenire prioritariamente. È una questione che riguarda tutti: la sicurezza delle persone, la continuità del porto, la vita quotidiana dei quartieri.
Ci sono scelte passate però che si portano dietro delle conseguenze ed è giusto che siano chiare a tutti. Le avevo contestate fin dalla firma dell’accordo sui ristori post-Morandi, quando si optò per destinare la gran parte delle risorse a un’unica opera: il tunnel subportuale.
Genova, dal 2026 potrebbero chiudere impalcati e ponti: ecco perché
Quelle risorse erano nate per ricucire una ferita: dovevano essere usate per prevenire nuovi rischi, curare viadotti, gallerie e ponti, e accelerare – con la tecnologia – il superamento del traffico dovuto a cantieri accumulati dopo anni di mancata manutenzione.
Lo ribadii nel 2023, con una lettera pubblica sul caso del viadotto di Nervi. Lo dissi anche in una trasmissione di Primocanale con l’allora sindaco Bucci: quelle erano risorse pubbliche, della comunità genovese e ligure. E lo documentai, mostrando anche i costi elevatissimi a carico del Comune che comporterebbe l’abbattimento della Sopraelevata, proponendo di usare le risorse in modo più efficace per manutenzione e sicurezza. Non era – e non è – una crociata contro il tunnel: è un’opera che può servire insieme alla Sopraelevata. Ma, come sempre per interventi di questa natura, il finanziamento va ricercato nello Stato e nel Concessionario per l’evoluzione della rete, non sottraendo a Genova ciò che le era riconosciuto in ragione dei disagi subiti; ancor meno, come sento proporre oggi, scaricando nuovo debito sui cittadini genovesi.
Ha ragione il senatore Rossi quando dice che oggi nessuno può cambiare unilateralmente quell’accordo. Ma c’è una responsabilità politica che non si cancella: chi allora sostenne quella scelta ha oggi il dovere di sostenere il Comune di Genova per ottenere risorse per manutenzioni e sicurezza. Si convochi subito un tavolo Comune–Regione–AdSP-MIT–Aspi: non serve una guerra di cifre ma una revisione ordinata delle priorità, che rimetta la sicurezza delle infrastrutture urbane dove deve stare: al primo posto.
Le regole, dopo il Morandi, ci sono. Manca ciò che non si improvvisa: programmazione e risorse stabili. Genova sta facendo la sua parte con gli atti di censimento e le prime somme a bilancio, ma la scala del fabbisogno supera il perimetro comunale. Non possiamo governare un sistema così complesso con strumenti emergenziali o con negoziati episodici: serve una cornice nazionale che dia affidabilità alle scelte locali.
La Commissione Trasporti del Senato sta discutendo, su mia proposta, un documento di indirizzo sistematico e ambizioso: un Piano straordinario di rigenerazione e digitalizzazione di ponti, viadotti e gallerie. Detto in parole semplici, significa tre cose: sapere dove intervenire (mappatura unica e criteri trasparenti), intervenire prima che sia tardi (monitoraggio continuo e tecnologie che anticipano l’usura), garantire fondi dedicati per le priorità, così che la manutenzione non diventi ogni volta una scelta dolorosa tra sicurezza e bilancio.
Genova, più di altre città, non può permettersi contrapposizioni sterili. Sopraelevata e tunnel non sono alternative ma la grande opera più utile è quella che tiene in piedi le altre: la sicurezza. Se vogliamo un porto competitivo e una città che si muove, dobbiamo garantire continuità agli assi esistenti mentre costruiamo quelli nuovi. È una prova di serietà, prima che di spesa.
Per questo accolgo l’appello e lo rilancio: si lavori insieme – Comune, Regione, Governo e Parlamento – per un patto di verità e responsabilità. Tavolo immediato per riallineare i ristori alle manutenzioni, piano triennale sulle criticità già note, trasparenza pubblica dei dati di sicurezza. Come primo esito si assegni quella prima somma – i 40 milioni – alle opere improrogabili. Non possiamo permetterci un’altra emergenza annunciata.
Genova è stata il luogo di una delle più grandi tragedie e vergogne dello Stato: il crollo del ponte Morandi. Ora lo Stato deve dimostrare di avere compreso le proprie responsabilità, e fare di Genova il laboratorio d’Italia: se qui rigeneriamo davvero le infrastrutture, il Paese intero saprà farlo. Serve verità, correttezza, serietà.
* Sen. Lorenzo Basso
Vice Presidente Commissione Trasporti, Ambiente, Innovazione Tecnologica
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