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Ma ciò che colpisce è il silenzio. Silvia Salis, dopo la lettera aperta di Maurizio Rossi e le osservazioni puntuali del direttore generale del Mit, Angelo Mautone non ha ancora risposto
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di Matteo Angeli

L'addio ai 700 milioni di euro destinati allo Skymetro nella Valbisagno continua a far discutere ma soprattutto appare ancora con i contorni pochi chiari. La decisione di rinunciare a un finanziamento storico, ha suscitato le reazioni di buona parte dei cittadini eccezion fatta naturalmente per coloro che abitano più vicini a Brignole e che, sin dall'inizio, si erano detti contrari.
Pareri negativi non solo dall’opposizione come è normale che sia, ma anche da esponenti di primo piano del Governo, come il viceministro Edoardo Rixi, che

ha parlato apertamente di “occasione persa" e come "tante città approfitteranno della marcia indietro di Genova per fare infrastrutture".

Ma ciò che colpisce, più delle accuse politiche, è il silenzio. Silvia Salis, dopo la lettera aperta dell’ex senatore Maurizio Rossi e le osservazioni puntuali del direttore generale del Mit, Angelo Mautone, non ha ancora fornito una risposta chiara.
Nel frattempo, da Roma arrivano segnali tutt’altro che rassicuranti: il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, pur mantenendo un atteggiamento di “apertura di principio”, ha ripreso l'assessore Ferrante che si era lasciato andare pubblicamente ad un ottimistico "non dovremo pagare niente" dicendo che il Comune dovrà invece restituire i 32 milioni di euro già ricevuti e, probabilmente, anche i 7 di progettazione: 4 già spesi e 3 di penali per contratti già firmati.

"Il Mit  ha espressoapertura di principio al riconoscimento delle spese di progettazione già sostenute, ma ha precisato che la decisione finale è subordinata a una verifica con il Mef per l’applicazione corretta del DL 95/2025 e alla successiva adozione degli atti formali. Pertanto, non è stata rilasciata alcuna conferma definitiva circa la copertura delle spese. A prescindere da tutto, entro dicembre, senza obbligazione giuridicamente vincolante, il Comune deve restituire i finanziamenti riconosciuti a titolo di anticipo, ossia 39 milioni di euro, al netto delle spese sostenute. Ad oggi risultano circa 7 milioni di spese sostenute tra progetto e obbligazioni contrattuali".
Insomma tutto dipenderà non dalla buona volontà del Governo ma da una legge. Da un lato comunque Roma apre spiragli, cercando una mediazione dall’altro Genova sembra chiudersi in una trincea burocratica, come se l’attesa o il rinvio potessero cancellare le conseguenze economiche e infrastrutturali della scelta.

Nel frattempo, il tempo scorre. Siamo in attesa di capire cosa sarà capace di tirare fuori il Politecnico di Milano incaricato dall'amministrazione di trovare una soluzione per la Valbisagno. Lo stesso Politecnico, e non è un dettaglio, fa parte del Consiglio Superiore che, dopo aver analizzato 30 progetti e tanti varianti, aveva dato l'ok allo Skymetro.
Entro dicembre il Comune dovrà comunque restituire i fondi anticipati. Una restituzione che rischia di pesare sui conti (anche se il vicesindaco Terrile ripete che i soldi sono in cassa e quindi pronti ad essere girati a Roma) e sull’immagine della città, già provata da anni di ritardi infrastrutturali e progetti mancati.

Il rischio, ora, è che tutto si riduca a un rimpallo di responsabilità, a qualche conferenza stampa e a un’altra occasione mancata. E Genova, ancora una volta, si ritroverà a guardare i cantieri delle altre città, chiedendosi perché ogni treno — o ogni finanziamento — sembri sempre passare altrove.

 

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