"È il 2006, a Leyla mancano pochi mesi per finire il master in Cooperazione allo sviluppo presso l’Università di Pavia, quando viene a conoscenza del mistero che avvolge la morte di una ragazza trovata ferita nel villaggio dei suoi nonni nel 1948. Leyla aveva vissuto in Giordania, in un campo profughi palestinese". E' così che inizia il libro "La spia ha i capelli rossi" di Sarah Mustafa, scrittrice italo-palestinese, che da cinque anni ha scelto la Liguria come luogo in cui vivere, dividendosi tra la provincia di Genova e la provincia di Pavia.
L'infanzia in un campo profughi
A Primocanale ha raccontato la sua esperienza, durata 10 anni, dai 6 ai 16 anni, in un campo profughi in Giordania. "La storia di questo conflitto arriva da lontano, dal 1948, quando i miei nonni vennero cacciati da casa loro e diventarono profughi, prima a Hebron e poi in Giordania. Ci siamo trasferiti lì quando avevo sei anni e ho vissuto le vicende del popolo palestinese dall'interno", racconta Sarah. "La guerra si poteva fermare solo con una politica forte che non è voluta intervenire. Provo gratitudine verso la società civile, anche in Italia, soprattutto in Liguria, abbiamo visto le manifestazioni a Genova, che è intervenuta in modo importante", spiega ancora la scrittrice. Il libro è stato scritto nel 2021, quando non si parlava più della questione palestinese, e oggi diventa particolarmente attuale. Attraverso la storia di una famiglia si racconta però "la storia con la Esse maiuscola".

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IL COMMENTO
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