
La visita del ministro delle Imprese Adolfo Urso a Genova ha permesso di sciogliere un primo nodo: quello legato alla disponibilità da parte di Genova e delle altre istituzioni e associazioni a dire sì all'eventuale realizzazione di un forno elettrico all'interno dell'ex Ilva. Ma a parte la disponibilità ci sono tante incertezze al momento: in primo luogo la scelta dipenderà da cosa deciderà di fare Taranto, poi c'è il discorso legato agli investitori potenziali e alle loro intenzioni, in terzo luogo se avranno interesse a realizzare un forno elettrico a Genova il cui costo è quantificato in un miliardo e trecento milioni. E poi come verrebbe eventualmente alimentato. Tutta una serie di domande che lasciano ancora ampia incertezza su quale sarà il futuro dello stabilimento.
A Cornigliano però da tempo è aperta la discussione sull'opportunità o meno di tornare a una produzione a caldo in versione 'green' come sottolinea il governo. Il Comune di Genova con la sindaca Silvia Salis si è presa tempo per decidere e valutare le diverse situazioni. Alla fine è arrivato il disco verde da parte di Tursi. "Abbiamo fatto degli approfondimenti in tema ambientale, ci sono 34 forni elettrici in 26 città d'Italia, alcuni anche molto vicini a luoghi densamente popolati". E ai comitati del no la sindaca ha detto: "Accetto il dissenso, capisco il loro punto di vista, gli ho detto che io mi devo occupare sia del tema sociale e ambientale che di quello industriale e occupazionale". Poi si aprirà un discorso legato alle compensazioni con Salis che spinge affinché si arrivi a una riqualificazione del quartiere.
E intanto questo giovedì i comitati del no scendono in piazza. L'appuntamento è ai Giardini Melis alle 17. Da qui partirà una passeggiata per via Cornigliano a cui "sono invitati i corniglianesi che hanno a cuore l’avvenire del quartiere e la salute dei propri cari e tutti i genovesi che per la città non vogliono il ritorno della siderurgia in mezzo alle case ma un futuro industriale pulito". Le ragioni del no al forno elettrico sono chiare ed espresse in un comunicato pubblicato al termine degli incontri del ministro Urso è scritto nero su bianco l'opposizione al forno: "Pensare di inserire un impianto del genere su un territorio già martoriato è una profonda offesa alla città di Genova ed in particolar modo ai Corniglianesi, un’offesa verso tutte quelle famiglie che negli anni hanno visto spegnere i propria cari tra sofferenza inimmaginabili, malattie croniche, malattie respiratorie, cardiovascolari, tumori, patologie diffuse a causa dell’inquinamento prodotto dall'acciaielleria. Ora abbiate l’onestà di non venirci a raccontare la menzogna dell’acciaio "green" perché non esiste al mondo un impianto siderurgico con forno elettrico ad impatto ambientale nullo e senza emissioni" scrivono i comitati nel documento firmato da A.M.G. Associazione Amici della Musica di Genova - A.P.s. Cornigliano Borderline - A.P.S./A.S.D. Cerchio Blu - A.S.D. Celano Boxe - APS Formazione Mundo Tierra - Assocasa Genova - Associazione dei Lucani a Genova - Associazione per Cornigliano - Associazione Viviamo Cornigliano - Comitato Cornigliano per la Città - Comitato di Quartiere Campi - Comitato di Quartiere Linneo, Begato e Dintorni - Comitato Genova NO Rischi 5G - Pro Loco di Cornigliano - UCG Unione dei Comitati di Quartiere Genovesi - Word Music Association. Comitati hanno anche ricordato la sentenza del Tar del 2001 che impedirebbe il ritorno alla produzione a caldo nell'area di Cornigliano.
La Fiom prepara invece un volantinaggio per spiegare le ragioni del sì al forno elettrico. Mentre il Comitato per il lavoro e per uno sano sviluppo di Cornigliano è d'accordo con la realizzazione del forno. "Per ridurre praticamente a zero i rischi sulla salute di chi lavora nell'acciaieria e di chi abita nelle sue vicinanze, vanno adottate le migliori pratiche di progettazione, di gestione e manutenzione per tutto il percorso produttivo, a partire dalle materie prime sino ad arrivare al prodotto finito. A tal fine, chiediamo l'istituzione di un Comitato di Vigilanza composto da lavoratori e cittadini che affianchi gli enti preposti nel monitoraggio della sicurezza della fabbrica e della vivibilità del quartiere, a partire dalla sua qualità dell'aria". Il comitato chiede anche che venga dato spazio a un progetto per recuperare le aree che si trovano dietro a Villa Bombrini che aspettano da 21 anni di essere riqualificate e restituite al quartiere.
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IL COMMENTO
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