"La natura si deve riprendere i suoi spazi, è qualcosa di cui abbiamo un gran bisogno: a Genova i fiumi sono spesso stati un problema e oggi devono essere per forza trattati con delle opere, come il Bisagno e il suo scolmatore. Ma a monte, dove i fiumi sono ancora liberi, bisogna lasciarli così". Il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi, a Genova in occasione di Euroflora 2025, ha spiegato a Primocanale i rischi a livelli ambientali per il capoluogo della Liguria. E così racconta la nuova governance europea, la Nature Restoration Law, e come sia alla base di principi fondamentali per il futuro dei genovesi.
Mario Tozzi a Euroflora 2025: "I fiumi di Genova devono riprendersi il loro spazio"
"Se non verranno conclusi i lavori per lo scolmatore del Bisagno avremo ancora alluvioni" continua Tozzi, che a Euroflora Incontra ha portato la sua conferenza 'Prove tecniche di estinzione'.
"E quindi è necessario fare in modo che i fiumi si riprendano i loro spazi per creare meno danni di quanti ne facevano prima. Un altro modo è quello di ripristinare le condizioni ambientali che garantiscano l'economia, perché non ci possiamo illudere con l'idea di fare economia con un ambiente degradato, perché il capitale economico deriva dal capitale naturale. Se non conservi quello, non avrai nemmeno quell'altro. È difficile da far comprendere, c'è un grande equivoco perché si pensa che il nemico sia il Green Deal ma il vero antagonista è il Brown Deal, quello che c'è stato fino adesso".
 Mario Tozzi a Genova in occasione di Euroflora 2025
Mario Tozzi a Genova in occasione di Euroflora 2025
"Dopo che hai sistemato il Bisagno passi agli altri torrenti"
E se così non accadesse? Quale sarebbe il rischio più grande a Genova? Da un punto di vista idrogeologico il rischio può essere mitigato dalla conclusione delle opere del Bisagno. Quando hai sistemato il Bisagno, che sotto terra non ci sarebbe mai dovuto andare, passi agli altri torrenti. Se si guardano i dipinti del 1700, del 1600, nessuno a Genova costruiva nere valli, a Marassi non ci costruiva nessuno, stavano tutti in collina, perché sapevano che erano luoghi pericolosi - spiega Tozzi -. Poi abbiamo preso il posto di quei fiumi con le case, perché le esigenze economiche, la vita, eccetera, e poi li abbiamo tombati, sottoterra. Ora però quei fiumi reclamano il loro spazio, perché c'è una crisi climatica in atto, quindi piove più acqua in meno tempo e in men che non si dica te la trovi tutta lì, sottoterra. Quindi ci vorrebbe una risistemazione naturalistica dei versanti per fare in modo che, con provvedimenti dolci, non grandi opere che non servono proprio a niente, possano riportare le cose in equilibrio".
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