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GENOVA - La vita della comunità ortodossa di Santo Stefano è stata scossa dalla minaccia russa sull'Ucraina. Vitaly Tarasenko, prete e fondatore della comunità, racconta a Primocanale la situazione: "Mi ha fatto soffrire vedere fedeli russi che si allontanavano dalla comunità per non 'dare fastidio' agli ucraini, ma che fastidio? La tensione è tutta politica, i popoli sono in pace. È triste vedere il disagio che tutto questo ha creato anche qui".

La comunità è nata proprio grazie a padre Tarasenko, che l'ha fondata nel 2004 dopo essere arrivato in Italia per studiare. In seguito è stato accolto da don Paolo Romeo, all'epoca parroco di Sant'Ambrogio di Fegino e che successivamente è diventato abate proprio della chiesa di Santo Stefano. Il gruppo inizialmente contava cinque persone, ad oggi sono circa 400.

Nella comunità c'è sicuramente paura del conflitto ma anche fiducia, "ora che il mondo sta guardando l'Ucraina i russi si fermeranno" ci dicono fiduciose alcune fedeli presenti nella cappella. Una di loro, Alina, ci spiega che la sua sicurezza nasce nella Fede: "Dio ascolterà le nostre preghiere, anche il Papa ha detto di pregare per l'Ucraina. Se prega tutto il mondo non può che finire in pace". Poi aggiunge: "Sono un po' preoccupata per la mia famiglia ma voglio avere fede".

Gli ucraini in Liguria sono circa cinquemila, quasi duemila solo a Genova. "Inizialmente erano arrivate tante donne per lavorare" racconta ancora Tarasenko "Ma ora ci sono tante famiglie. Molti però hanno ancora i parenti in Ucraina, cercano di raggiungerli una volta all'anno per vederli e portare loro i soldi di cui hanno bisogno". La comunità ortodossa di Santo Stefano è un riferimento per tutte queste persone: "Qui possiamo pregare quattro volte alla settimana - racconta ancora Alina - sono stata cinque anni a Firenze e lì avevamo solo un giorno per poterlo fare. Qui c'è tanta gente, siamo numerosi, mi fa venire meno nostalgia di casa anche se la famiglia mi manca tanto".

Ma Chiesa Cattolica ed Ortodossa sono poi così diverse? "Sono come la vostra focaccia e il nostro pane nero - spiega padre Tarasenko - sembrano tanto diverse ma alla fine è sempre pane. Le differenze sono nate dopo e sono un fatto culturale. I nostri riti sono diversi ma nelle vostre chiese ci sono mosaici in stile bizantino e nelle nostre celebrazioni durante la Quaresima facciamo la Via Crucis, che in oriente non c'è.