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Lo step successivo avverrà entro un mese, con i commissari che presenteranno il piano industriale, necessario per ottenere da Bruxelles il via libera al prestito ponte di 320 milioni
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ROMA - Un incontro in chiaroscuro quello che si è consumato a Palazzo Chigi nel pomeriggio di ieri, lunedì 26 marzo, dove intorno al tavolo si sono seduti i rappresentanti del governo da un lato e tutti i sindacati dall'altro. Al centro, c'era, il futuro dell'ex Ilva. Quello che è emerso è che la manutenzione degli impianti potrà partire subito. Nelle prossime ore, la società proprietaria degli stabilimenti, verserà ad Acciaierie d'Italia 150 milioni di euro. Lo step successivo avverrà entro un mese, con i commissari che presenteranno il piano industriale, necessario per ottenere da Bruxelles il via libera al prestito ponte di 320 milioni, che dovrebbe arrivare nelle prossime settimane.

Si tratta di "quei" oltre 300 milioni di euro, di cui si parla da mesi, fondamentali per salvare l'acciaio in Italia. Il governo ha provato a rassicurare i sindacati, illustrando i passaggi che riguarderanno i poli siderurgici italiani. Nell'incontro a Chigi erano presenti Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm, Ugl e Usb, il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, accompagnato dalla ministra del Lavoro Marina Calderone e dal titolare dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Quello che è emerso è che i lavori di manutenzione degli impianti potranno partire subito, anche se ci vorrà più tempo per riportare a regime gli altiforni. Insomma, inutile negare che il livello di produzione resterà basso, almeno per l'anno in corso. Il prestito ponte da 320 milioni di euro per la gestione delle attività di Acciaierie d'Italia dovrà ottenere il via libera dall'Ue. E fin qui, potremmo dire, tutto tranquillo sotto il cielo romano, tranne che su un aspetto, quello legato alla cassa integrazione e al futuro lavorativo di migliaia di dipendenti.

I sindacati erano convinti di ottenere garanzie sui primi rientri dei lavoratori in cig, conferme che non sembrano essere arrivate. "Eravamo arrivati con la convinzione che le nozze con i fichi secchi non si fanno - aveva commentato a caldo il segretario generale della Fiom Cgil Michele De Palma -. Perché i lavoratori che fanno le manutenzioni e le attività di messa in sicurezza possano rientrare tutti pienamente al lavoro è necessario che le risorse arrivino rapidamente, 150 milioni non bastano". Sulla stessa lunghezza d'onda anche la Uilm, più positivo invece il giudizio della Fim Cisl, attraverso le parole del segretario Ferdinando Uliano: "Ci è stato ufficializzato che alcuni impianti necessitano di un intervento importante, per cui serviranno circa sette mesi, per tornare a 6 milioni di tonnellate di acciaio. I 150 milioni sono un passo importante". Insomma, la luce in fondo al tunnel sembra vedersi, nonostante a preoccupare sia ancora il futuro occupazionale della siderurgia. 

"Comprendo la preoccupazione dei sindacati e la loro richiesta di giungere in tempi rapidi a una risoluzione - commenta a Primocanale l’assessore allo Sviluppo economico di Regione Liguria Alessio Piana -. Il lavoro in atto è molto e il governo si sta muovendo bene con una prospettiva industriale, credo che sia positivo che si parta con queste risorse e che i lavoratori rientrino per la messa in sicurezza, necessaria per dare continuità alla produzione per i lavoratori".

Un importante passo avanti ma che dovrà essere integrato, soprattutto nella prospettiva di crescere economicamente e produttivamente.

"Non saranno sufficienti e bisognerà aumentare anche la dotazione economica per far rientrare tutti e agganciare questa disponibilità creditizia, anche grazie al prestito da 320 milioni che consenta la piena operatività - prosegue l’assessore Piana -. Sono altresì sicuramente necessari degli ammortizzatori sociali per lavoratori diretti e per quelli dell’indotto".

Assessore Piana, qual è quindi il futuro del polo siderurgico di Genova?

É importante mantenere il polo genovese ed è importante che vengano compiuti quegli interventi di messa in sicurezza e adeguamento degli impianti, che possano consentire di dare continuità alla produzione della banda stagnata e di quello che avviene all’interno dei nostri stabilimenti.

 

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