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Dopo lo sciopero di 24ore e il corteo per le vie di Cornigliano l'incontro in Regione tra le istituzioni locali e i sindacati e le rsu per far sentire anche a Roma il grido di preoccupazione arriva dal capoluogo ligure
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GENOVA - È il giorno del tavolo in Regione tra le istituzioni locali e i sindacati. Al centro il futuro dell'ex Ilva, oggi Acciaierie d'Italia con i lavoratori che chiedono chiarezza rispetto a un piano industriale che Mittal (che detiene oltre il 60%) e Invitalia direttamente collegata allo Stato devono mettere a punto.  

Dopo le 24 ore di sciopero operai e tecnici dell'ex Ilva sono tornati al lavoro ma Lo stato di agitazione permane e nei prossimi giorni non si escludono nuove mobilitazioni. Al tavolo in Regione parteciperanno il governatore Giovanni Toti e il sindaco Marco Bucci insieme ai sindacati. L'obiettivo è decidere come far sentire a Roma il grido di Genova. 

"Insisteremo per sapere se quel piano industriale che ci è stato presentato molto tempo fa resta la stella polare - commenta Toti. Bisogna capire se si farà la de-carbonizzazione con il transito degli altoforni verso l'elettrico e al contempo se si faranno i 5 milioni di tonnellate promesse dal piano e come intendono portarlo avanti. In questi giorni abbiamo avuto modo di sentire più ministri sul tema in modo informale, mi pare che l'orizzonte strategico non sia cambiato, il governo ritiene l'acciaio strategico per la seconda potenza manifatturiera d'Europa. Certo, c'è da capire le posizioni tra Invitalia, Acciaierie d'Italia e Mittal. Su questo il governo dovrà dire una parola di chiarezza".

Nel giorno dello sciopero a Genova l'amministratore delegato Lucia Morselli ha detto che "nessuna azienda è al collasso. Non è un momento brutto. In questi 4 anni abbiamo creato un'azienda completamente diversa e abbiamo fatto tanto.  Ci sono momenti più tesi, noi cerchiamo di ascoltare sempre tutti. Non ci sono soluzioni facili e vie brevi". Non sono d'accordo con questo racconto i lavoratori e i dipendenti di Acciaierie d'Italia che rimarcano al contrario il depotenziamento e la mancanza di investimenti sulla produzione e sulla sicurezza oltre alla carenza di certezze per quanto riguarda il futuro.

 A livello nazionale i sindacati sono infatti pronti a dettare la linea da seguire: Mittal e Governo vanno avanti con le trattative ma il piano industriale resta uno sconosciuto, denunciano dalle acciaierie. Per avviare la de-carbonizzazione servono 5,5 miliardi di euro che al momento non ci sono. L'anno si chiuderà con una sottoproduzione rispetto alle aspettative e il 2024 non lascia, ad ora, intravedere nulla di buono.

A Genova il corteo per le strade di Cornigliano di lunedì è stato un segnale del malcontento che regna all'interno dello stabilimento. Sono 1200 i lavoratori di Acciaierie d'Italia di Genova che aspettano di capire quale sarà il futuro della siderurgia in Italia e chiedono a gran voce la ripresa piena delle attività all'interno della fabbrica che oggi lavora a basso regime, ma anche maggiori misure di sicurezza e soprattutto la fine dell'uso ripetuto della cassa integrazione.