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Non c'è un vero e proprio 'identikit' di chi chiede aiuto all'emporio ma si nota la fotografia della crisi dovuta alla pandemia: giovani, anziani e famiglie con bambini, metà italiani e metà stranieri
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GENOVA-Fare la spesa ma senza spendere soldi, solo punti. Funziona così l'emporio solidale gestito dalla Caritas nel cuore della Valbisagno, in piazza Adriatico. Un piccolo minimarket solidale proprio di fronte ad un centro d'ascolto, nato per aiutare chi ha bisogno. Qualche scaffale con cibo e prodotti per la casa, tutto attentamente etichettato con il numero di punti necessari per acquistare la bottiglia d'olio, gli omogenizzati o i biscotti. Funziona così alla "La sporta aperta", una delle otto botteghe solidali presenti in Liguria.

Poco meno di 20 tonnellate di cibo in un solo anno arrivato grazie a donazioni private e aziende, spiega Lorenzo Ponzetti di Caritas, tutte per aiutare chi ne ha bisogno: "Le famiglie vengono ogni mese, hanno a disposizione un certo numero di punti che possono usare per qualsiasi cosa loro vogliano, presente sugli scaffali. Ad ogni articolo è attribuito un punteggio e con la loro tessera virtuale, a scalare, possono portarsi a casa quello di cui hanno bisogno."

Non esiste un vero e proprio 'identikit' di chi chiede aiuto all'emporio ma si nota la fotografia della crisi dovuta alla pandemia: giovani, anziani e famiglie con bambini, metà italiani e metà stranieri.  "Il nostro emporio segue circa 120 famiglie, di cui 60 risiedono sul territorio della parrocchia, 50 ci vengono segnalate dai servizi sociali mentre una quindicina arrivano dal centro di ascolto. Circa 300 persone in tutto - spiega il responsabile -. Molti sono anziani con una pensione molto bassa e il loro bisogno è praticamente permanente, poi ci sono persone che invece entrano in difficoltà economica per un periodo e noi li aiutiamo a fare la spesa."

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"Non ci ha fermati neanche il lockdown", racconta il responsabile che, durante il picco della pandemia a marzo 2020, dopo un boom di richieste d'aiuto, si è organizzato insieme agli altri volontari per consegnare sacchetti di spesa in sicurezza. "In questo momento la situazione è abbastanza stabile con la ripresa economica, dopo il picco di richieste di aiuto arrivato nel 2020 alcuni hanno trovato lavoro e non hanno più bisogno di questo servizio solidale, mentre altri continuano a venire a fare la spesa qui. Durante quel periodo avevamo fatto in modo di organizzare appuntamenti settimanali con le persone per consegnare il sacchetto della spesa. Non abbiamo mai mollato."

Per questo Lorenzo lancia un appello a chi vuole aiutare le famiglie in difficoltà: "Siamo i soliti quattro gatti, quattro pensionati, a dedicare tempo all'emporio. Il nostro problema è quello di trovare persone che hanno questa sensibilità che ci possano aiutare, purtroppo per spostare tutto il cibo e i prodotti servono muscoli che noi iniziamo a non avere più. Non c'è un minimo o un massimo di tempo da dedicare al minimarket, è in base alla disponibilità che le persone hanno e in base a quello che possono offrire. È importante che la struttura rimanga viva con persone che prendano in mano la situazione nel futuro."