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L'Anpi ha deciso di lanciare la richiesta che questo 25 aprile sia un momento di festa "rispetto a chi vuole cancellare la storia, a chi vuole trasformarla, a chi vuole distorcere i fatti"
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GENOVA - Il 25 aprile 2023 è una data che resterà ancora di più negli annali del nostro Paese, sarà infatti la prima giornata della Liberazione celebrata da uno dei governi più a destra della storia italiana. E le polemiche sul 25 aprile si sono acuite soprattutto negli ultimi giorni, con le dichiarazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa "nella costituzione italiana non c'è nessun riferimento all'antifascismo", che hanno scatenato le reazioni non solo dell'opposizione, sugli scudi la segretaria dem Elly Schlein, ma anche dei partiti di governo. Lega e Forza Italia infatti hanno preso le distanze, con parole decise e senza possibili errori di interpretazione del leader del Carroccio Salvini, del presidente della Camera Fontana e del ministro degli Esteri Tajani

In occasione del 25 aprile abbiamo intervistato il presidente dell'Anpi di Genova Massimo Bisca, che ha voluto rimarcare che cosa rappresenta, per l'Associazione nazionale partigiani italiani, la giornata di oggi.

Massimo Bisca, presidente Anpi Genova, cos'è il 25 aprile? È di destra o di sinistra?

Il problema non è se il 25 aprile sia di destra o di sinistra, il problema è se il centrodestra questi conti con la storia li ha fatti sì o no? E purtroppo non sempre è stato così, e allora questo 25 aprile è straordinario perché davanti ha qualcosa di impressionante, di unico, e noi vogliamo ancora di più ribadirlo. Dispiace vedere persone che scappano all'estero per non essere qui a celebrare la Liberazione.

Il presidente dell'Anpi si riferisce alla seconda carica dello Stato La Russa che oggi è in missione a Praga. L'Anpi ha deciso di lanciare la richiesta che questo 25 aprile sia un momento di festa "rispetto a chi vuole cancellare la storia, a chi vuole trasformarla, a chi vuole distorcere i fatti, mettendo sullo stesso piano chi era oppresso dalla dittatura del nazifascismo e chi invece opprimeva, come i repubblichini di Salò".

Bisca, cosa pensa di questa dicotomia che si è creata e che in queste ultime settimane è stata ancora di più sottolineata, tra comunisti e fascisti, tra fascismo e antifascismo? Il 25 aprile non dovrebbe essere di tutti?

Questa è la festa di tutti, certo che in questi anni e il giorno della Liberazione c'erano anche i comunisti, Terracini ha firmato la costituzione, dopo essere stato anni in carcere. Ma non solo i comunisti, anche i monarchici, gli anarchici, tutti si sono spesi e tutti hanno unito le forze per questo unico grande scopo. Pensiamo a Genova, Buranello era comunista, Walter Fillak era comunista, Bisagno era cattolico, poi c'era don Gaggero che metteva a disposizione la parrocchia, e ancora voglio ricordare quei preti che vennero ammazzati di botte; don Bobbio, medaglia d'oro al valor militare, fu fucilato dopo essere stato tenuto nel ghiaccio per tre giorni. E poi c'erano tutti coloro che erano senza partito. 

E allora Bisca come mai si continua, ogni anno, a polemizzare sul 25 aprile?

Perché chi non ha fatto i conti con la storia se ne deve fare una ragione.

Qual è il messaggio che vuole mandare come presidente Anpi di Genova?

Il messaggio che voglio mandare è che bisogna imparare dal passato per costruire il futuro, a Genova è stata emblematica la storia di 78 anni fa, si sono unite, da una parte la lotta armata e dall'altra quella sociale con i tanti scioperi nelle fabbriche. Poi penso al ruolo straordinario che le donne hanno svolto in quegli anni, il loro protagonismo è stato fondamentale per la nostra Liberazione. E se penso a Genova penso a due ragazzi giovanissimi che sono stati uccisi per sconfiggere il regime: Adele Rossi della brigata Alice Noli, morta in combattimento a soli 15 anni; e Luciano Melis, allievo operaio dell'Ansaldo, morto fucilato a 14 anni e mezzo. Non dimentichiamoci mai che Genova, grazie ai partigiani, si è liberata da sola, in quei mesi la nostra città si è unita sotto la lotta sociale e quella armata e per questo si sono salvati l'industria, il porto; Genova se no non sarebbe ripartita. 

Bisca, se dovesse fare un parallelismo, come legherebbe la libertà del 25 aprile 1945 con quella di oggi?

Nel 1945 gli italiani, i genovesi, si sono liberati dalla dittatura nazifascista, oggi esiste un principio, quello della difesa della libertà del lavoro. La nostra Costituzione non parla di precariato, bisogna permettere a tutti di avere un lavoro dignitoso e alle donne di poter lavorare. Se si hanno dei figli bisogna assicurare asili nido vicini a casa, strutture e supporto, così si potrà parlare di egualità e libertà.

In un 25 aprile avvolto dalle polemiche qual è l'ultimo messaggio che vuole mandare?

Domani è una giornata importante, quella generazione degli anni '40 ha ricostruito il Paese partendo dalle macerie, noi invece abbiamo macerie morali. Quindi noi domani dobbiamo essere in tanti nelle piazze per dire no a chi vuole fare operazioni di propaganda bieca, per riaffermare i valori di unità, democrazia, pace e libertà. Una frase che dico sempre? Nelle radici della nostra libertà c'è il futuro della nostra democrazia