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Il ricorso della titolare è stato proposto contro Ministero dell'Interno, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Ministero dell'Economia e delle Finanze e Autorità Nazionale Anticorruzione, Comune di Lavagna
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LAVAGNA - Un'imprenditrice titolare di un bar a Lavagna, Genova, ha vinto il ricorso al Tar della Liguria contro l'Interdittiva antimafia disposta dal Prefetto di Genova e ha ottenuto di vedersi annullati il provvedimento e i procedimenti di revoca delle licenze per tabacchi, lotto e somministrazione di bevande e alimenti.

L'Interdittiva antimafia del Prefetto di Genova era stata emessa nel maggio 2022, dopo la quale l'Anac aveva inserito l'annotazione dell'informazione antimafia interdittiva nel casellario informatico degli operatori economici, mentre i Monopoli di Stato avevano fatto scattare la procedura per revocare la licenza tabacchi e lotto e il Comune aveva avviato il procedimento di revoca della licenza per bar (somministrazione alimenti e bevande). Il ricorso della titolare è stato proposto contro Ministero dell'Interno, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Ministero dell'Economia e delle Finanze e Autorità Nazionale Anticorruzione, Comune di Lavagna.

"Come stigmatizzato dalla ricorrente, le informative maggio 2022 si basano su fatti di oltre cinque anni e mezzo prima, facendo riferimento alla sostituzione della signora nella proprietà e nella gestione della società attraverso la quale il marito operava - spiega il Tar nella sentenza - Tale vicenda, sicuramente indicativa di un possibile condizionamento mafioso nell'autunno del 2016, allorquando la signora ha acconsentito ad intestarsi le quote societarie quale prestanome, non appare di per sé sufficiente a giustificare oggi l'emanazione di un provvedimento inderdittivo, il quale deve fondarsi su minacce reali e presenti e non su pericoli ipotetici o pregressi".

In altri termini, sottolinea ancora il Tar, "l'amministrazione resistente, prendendo le mosse dagli eventi descritti, avrebbe dovuto attualizzare la prognosi di rischio infiltrativo nell'attività economica della ricorrente, appurando se la contiguità con la 'ndrangheta esistente nel 2016 persistesse ancora nel 2019, quando la signora ha aperto il bar con annessa rivendita di tabacchi e ricevitoria del lotto, e in ogni caso nel 2022, al momento di adozione delle informazioni interdittive, verificando la presenza o l'assenza nell'oggi di concreti elementi indiziari della permeabilità mafiosa dell'impresa". Una valutazione, secondo i giudici amministrativi, "necessaria perché la deducente, pur coniugata con fiancheggiatore del sodalizio criminale, è incensurata, non è mai stata indagata ed ha cessato da oltre un lustro la sua breve esperienza gestoria (come "testa di legno"), essendo state le partecipazioni societarie poste sotto sequestro nel marzo del 2017 e, in seguito, confiscate".

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