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Il santuario sulle alture di San Fruttuoso ha celebrato la festività salutando dopo 578 anni la presenza dei frati francescani
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GENOVA - Un fiume di gente è salita al Santuario della Madonna del Monte sulle alture di San Fruttuoso a Genova in questa domenica di fine settembre. Dopo 578 anni i frati francescani lasciano il Santuario: sono rimasti in pochi e di età avanzata per continuare a gestire tutto. La decisione di chiudere è arrivata direttamente dalla sede centrale dei Francescani Minori che si trova a Milano.

La comunità di fedeli si è riunita e stretta attorno al Santuario. La festa della Madonna del Monte ha visto una grande partecipazione, anche il tempo è stato clemente dopo la pioggia del sabato. La banda della "Filarmonica di San Fruttuoso" e il coro della Madonna del Monte hanno animato la festa con la messa celebrata da fra Mario Vaccari, vescovo della diocesi di Massa Carrara–Pontremoli.

Non è stata l'ultima messa. La domenica verrà comunque garantita la celebrazione delle ore 11 grazie a un frate proveniente da Voltri mentre il resto della settimana le suore francescane terranno la struttura aperta in modo da garantire ai fedeli l'accesso al santuario per le preghiere. Resterà aperto anche il bosco dei frati che circonda il santuario e meta di tanti genovesi durante le 'scampagnate' del fine settimana. 

Una grande partecipazione per una festa sentita ancor di più dopo l'annuncia dei frati di non poter più garantire in prima persona l'apertura della struttura. La filarmonica e il coro hanno animato la festa con la processione limitata a causa della giornata dedicata alle elezioni politiche. 

 LA STORIA - L’origine del Santuario risale al X secolo. Nel XII secolo fu costruito il primo monastero e la chiesa ad opera dei Canonici Mortariensi. Nel 1444 si insediarono i frati Osservanti che ricostruirono la chiesa e il convento. Altri importanti lavori eseguiti nel XVII secOLO diedero al Santuario la forma attuale. Fu arricchito dalle opere dei maggiori pittori genovesi tra cui D. Fiasella e G.B. Carlone, grazie alle commissioni da parte di nobili famiglie genovesi che acquisirono il patronato delle cappelle.

La chiesa, con l’annesso convento, è situata al culmine di una collina (138 m slm) che domina la piana del Bisagno; l’altura, il “Monte” per eccellenza, fin da epoche remote è stato un importante punto di riferimento per i viandanti diretti da Genova verso la riviera di Levante lungo i crinali delle colline evitando l’infida piana Bisagno, soggetta a pericolose ed improvvise piene.

Alcuni resti della chiesa dei mortariensi sono stati riportati alla luce durante lavori di restauro nel 1970. Questo ritrovamento ha permesso di ricostruire la planimetria dell’edificio originario, che aveva un’unica navata corrispondente a parte dell’attuale navata destra.

Nel 1440 il complesso, ormai in rovina, fu richiesto dai frati minori osservanti che, per intercessione del doge Raffaele Adorno ottennero dal papa Eugenio IV i diritti sull’antico priorato mortariense, facendovi ufficialmente ingresso il 13 settembre 1444. Grazie al finanziamento dello stesso Raffaele Adorno vennero ricostruiti chiesa e convento. Al termine dei lavori, il 13 settembre 1444 una numerosa comunità francescana, composta da ben 49 frati, vi fece ufficialmente il suo ingresso.

Con l’avvento dei francescani la chiesa venne intitolata all’Annunziata, ma già all’inizio del XVI secolo si ritornò alla precedente denominazione di Madonna del Monte. Secondo la tradizione popolare eventi prodigiosi avrebbero accompagnato la presenza francescana nel santuario, sotto forma di luci misteriose, viste nel 1440, nel 1525 ed ancora nel 1566.

Nel 1461 nel santuario vennero depositati preziosi tesori comprendenti antichi volumi in pergamena, oggetti liturgici e la reliquia del braccio di S. Anna (oggi nel Museo del Tesoro della Cattedrale di Genova), provenienti dalla colonia genovese di Pera, caduta in mano ai turchi.

La chiesa fu ingrandita più volte per accogliere le cappelle laterali che ospitavano la tombe di esponenti delle famiglie patrizie ed infine ricostruita in forma barocche tra il 1654 e il 1658 su disegno di G.B.Ghiso, grazie ai finanziamenti delle famiglie Negrone e Saluzzo, che nel tempo la dotarono anche di pregevoli opere d’arte. Allo stesso periodo risale anche la costruzione de lcampanile.

Nel contempo i frati stessi sistemarono la strada di accesso al santuario, oggi detta “salita vecchia”, ed impiantarono il cosiddetto “Bosco dei Frati”; situato a levante della chiesa questo bosco di lecci e piante mediterranee, ora in gran parte di proprietà del comune di Genova e destinato a parco pubblico, era stato donato al convento da Raffaele Adorno nel 1444. Alla metà del Settecento i Saluzzo fecero realizzare la strada di accesso detta “salita nuova”, lungo la quale nel tempo sorse una serie di cappelle, corrispondenti alle stazioni della Via Crucis.

Durante l’assedio di Genova del 1746-1747 ad opera degli austro-piemontesi il convento della Madonna del Monte, munito di trincee, divenne un punto cruciale della difesa dei genovesi. Dopo che gli austriaci avevano occupato le colline circostanti, se fossero riusciti ad insediarsi anche qui avrebbero potuto facilmente battere con le artiglierie le mura cittadine e bombardare la città. Grazie alla resistenza opposta dalle truppe genovesi e dai loro alleati francesi, a cui si unirono numerosi civili guidati dai patrizi Giambattista Saluzzo, Stefano Lomellini e Gianfrancesco Dongo, il comandante austriaco Schulembourg dovette rinunciare alla conquista del colle.

Il 13 maggio 1946 il santuario, con una bolla di papa Pio XII, ottenne il riconoscimento di basilica minore. Nei secoli lungo le salite che si inerpicano fino al santuario sono sorte numerose case: prima modeste case rurali, poi piccole residenze di villeggiatura ed infine nel secondo dopoguerra grandi condomini, che hanno completamente circondato la base della collina, risparmiando tuttavia la zona sommitale, dove sorge il santuario, che ha conservato un’atmosfera rustica ed appartata ed è rimasto fino alla metà del Novecento meta tradizionale delle scampagnate primaverili dei genovesi.

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