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Il problema del gran numero di ungulati presenti in Liguria come in altre regioni continua a riproporsi. Ha fatto il giro d'Italia la notizia di una genovese morsa da un cinghiale mentre si trovava sulla spiaggia libera di Sturla
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GENOVA - "Ripresentate al Governo le istanze manifestate negli ultimi mesi da tutti gli assessori regionali all’Agricoltura per le modifiche alle attività di controllo della fauna selvatica nell’ottica di una maggiore tutela della biodiversità oltre che dell’incolumità pubblica, sempre più evidente come dimostrano gli ultimi casi di cronaca sull’emergenza cinghiali dall’aggressione di Genova all’incidente stradale mortale di Villanova Mondovì della notte scorsa". Così Alessandro Piana, vice presidente della Regione Liguria con delega all'agricoltura è intervenuto alla conferenza stampa di tutti gli assessori regionali dell'agricoltura e di esponenti delle associazioni di categoria per chiedere una celere ed adeguata risposta al Governo. 

Il problema del gran numero di ungulati presenti in Liguria come in altre regioni continua a riproporsi. Ha fatto il giro d'Italia la notizia di una genovese morsa da un cinghiale mentre si trovava sulla spiaggia libera di Sturla (LEGGI QUI), episodio che si aggiunge alla lunga lista di segnalazioni e avvistamenti degli animali in diverse parti della città, soprattutto in zone molto frequentate ma anche in strada come nei giardini del centro commerciale del quartiere genovese di Sampierdarena o sulla strada sopraelevata solo l'altra notte.

D'altra parte, sono tanti gli animalisti che si schierano dalla parte della specie, soprattutto per la salvaguardia della colonia che abita il greto del Bisagno, a rischio abbattimento con l'arrivo della peste suina (GUARDA QUI).

"In particolare è stato nuovamente chiesto il riconoscimento ufficiale del prezioso ruolo svolto dal Nucleo Regionale di Vigilanza Faunistico Ambientale, per il controllo dei reati di bracconaggio e per le operazioni di contenimento - continua Piana -, e si è ribadita la necessità di estendere di due mesi il calendario venatorio per la caccia al cinghiale, modificando così il vetusto articolo 18 delle legge 157 del 1992, materia esclusiva dello Stato e quindi non derogabile alle Regioni. Una normativa di 30 anni fa, quando i cinghiali avevano una popolazione non paragonabile a quella attuale. Un grido di allarme a significare l’esasperazione degli amministratori, con le mani legate, in attesa del decreto legge già vergognosamente rimandato in questi due mesi, in un frangente storico in cui aziende e cittadini necessitano risposte, aggravato, come se non bastasse, dalla peste suina africana".

Per quella che viene definita l'emergenza cinghiali sono stati tanti i rappresentanti ad attaccare, tra questi, Federico Caner, assessore all'agricoltura della regione Veneto, coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni, che ha detto: "Pensiamo ad una vigilanza a livello territoriale perché purtroppo con la modifica della legge Delrio le competenze sono passate alle regioni che però non hanno strumenti e personale per fare il contenimento. Ricordo in alcune parti del paese di discute della eradicazione del cinghiale perché in certe parti è una specie non autoctona -ha concluso- Non riusciamo poi a capire questo movimento ambientalista che sta bloccando completamente la possibilità di gestire questa specie che sta facendo troppi danni".

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