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"Ne venivamo da una situazione relativamente buona, con un inverno dove aveva piovuto in modo almeno sufficiente. Poi il caldo improvviso, poche gocce, il grado in più durante la notte e così ora si contano i danni". A fotografare la situazione un'olivicoltore
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GENOVA-Era stato un inverno che aveva fatto ben sperare, poi il caldo e l'assenza di pioggia. A soffrire per la siccità prolungata che preoccupa il Nord Italia e anche la Liguria sono anche gli olivicoltori, che ormai da anni combattono con gli sbalzi di temperatura, violente piogge autunnali e giornate che superano i 35 gradi.

Ad aggiungersi il temuto grado in più che si è registrato di notte nella regione. A lanciare il grido d'allarme durante la puntata di Tiziana&Cirone dedicata all'emergenza idrica in Liguria è Massimo Solari, olivicoltore. Dalla sua piantagione dell'entroterra arriva il resoconto di un inverno che prometteva bene: "Ne venivamo da una situazione relativamente buona, con un inverno dove aveva piovuto in modo almeno sufficiente. Avevamo una fioritura ottimale perchè appunto i fiori erano ricchi ed erano presenti su tutta la pianta, al contrario dell'anno scorso. Poi il caldo improvviso, poche gocce, il grado in più durante la notte e così ora si contano i danni".

Tiziana & Cirone, emergenza siccità: la Liguria ha sete-GUARDA LA PUNTATA

Conseguenze devastanti per uno dei cardini dell'economia regionale. La Liguria possiede infatti una tradizione olivicola diffusa e molto antica, con i terreni di collina e montagna coltivati a fasce che possono contare su ben nove varietà d’olive autoctone. L’olio DOP Riviera Ligure, proprio come per il basilico genovese DOP che si può fare solo con la pianta coltivata sul territorio (LEGGI QUI), è l’unico per il quale è certificata la provenienza dalla nostra regione.

Dopo un 2020 che aveva registrato un importante incremento, ora la categoria fa i conti con tutti i problemi legati all'assenza di pioggia: "Il fiore è andato in sofferenza e invece che cinque o sei frutti, oggi ne vediamo due, al massimo tre nelle zone più fortunate - spiega Solari -. Da sempre chi ha gli ulivi nella fascia costiera è avvantaggiato dalla brezza naturale del mare, ma con l'aumento della temperatura dell'ultimo periodo sono bruciati tanti frutti, tanti raccolti. Per capire il reale danno nell'entroterra bisogna aspettare ancora una decina di giorni ma i primi dati non sono promettenti".

Il futuro è incerto e le soluzioni, secondo Solari, sono poche: "Possiamo aiutare la pianta a sopravvivere con dei trattamenti specifici emergenziali, ma hanno dei costi enormi, servono volumi d'acqua enormi e molti uliveti sono difficili da raggiungere. Speriamo che la pianta riesca ad autoproteggersi e a portare alla raccolta almeno quei due frutti presenti nel fiore, ma anche questo non è certo".

E come per gli agricoltori, il terreno arido a causa della mancanza di pioggia ha conseguenze tragiche per i raccolti, ma rischia anche di diventare un pericolo e di far perdere agli olivicoltori intere file di ulivi: "Ci sono piante che vivono in terreni sabbiosi, se la pianta è in stress idrico come lo è ora, bisogna avere paura: anche una sola scintilla rischia di incendiare l'intero ulivo".

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