"Non ce ne andiamo fino a quando non c'è qualcosa di certo". Un presidio a oltranza da parte dei lavoratori dell'ex Ilva di Genova Cornigliano. Una protesta senza limite di tempo verso il Governo dopo la rottura del tavolo con i sindacati. L'ultimo incontro è terminato con un nulla di fatto con i lavoratori preoccupati per un piano che vede un percorso che potrebbe portare fino a 6mila di loro in cassa integrazione, a Genova tremano in mille. Le sigle dei metalmeccanici accusano il Governo di aver messo sul tavolo un piano di dismissione del siderurgico. Da Palazzo Chigi invece arriva la risposta che è stata accolta "la principale richiesta" dei sindacati e che "non ci sarà un'estensione ulteriore" della cassa integrazione, ma "in alternativa saranno individuati adeguati percorsi di formazione, anche per coloro già in cassa integrazione".
La giornata a Cornigliano
La mattina davanti allo stabilimento di Cornigliano è iniziata con il presidio e lo sciopero. Poi l'assemblea con la decisione di partire in corteo con il blocco della Strada a Mare Guido Rossa fino a piazza Savio. Qui il nuovo presidio da parte dei lavoratori arrivati in mezzi semoventi. Lo striscione rosso con la scritta "non vi faremo chiudere l'Ilva di Genova" campeggia davanti allo stabilimento. C'è preoccupazione tra i lavoratori. Qualcuno confessa di non dormire la notte e che in 25 anni di fabbrica una situazione del genere non l'aveva mai vissuta. Altri spiegano che non si è mai stati così vicini alla chiusura. E pensare che durante l'estate si parlava dell'ipotesi di realizzare un forno elettrico a Genova nell'ottica di un rilancio della siderurgia. Tempi lontani a questo punto. I circa mille lavoratori di Genova chiedono certezze sul proprio futuro. Sopra l'ex Ilva aleggia il fantasma di centinaia di casse integrazione. Bancali di legno e copertoni vengono bruciati per permettere di scaldarsi. Sindacati e lavoratoei chiedono a gran voce che venga aperto un tavolo su Genova con tutte le istituzioni coinvolte.
L'incontro del presidente Bucci con i lavoratori
In tarda mattinata in piazza Savio è arrivato anche il presidente della Regione Marco Bucci. Un rapido e intenso scambio con il mondo sindacale e con alcuni lavoratori. "Non ce ne andiamo fino a quando non c'è qualcosa di certo" gli ha detto lo storico sindacalista della Fiom Franco Grondona. "Ne dobbiamo parlare con Roma - ha detto il governatore - La fabbrica deve avere un futuro anche perché ne ha bisogno il mercato. È necessario che rimanga aperta. Ne ho parlato anche con il minsitro del made in Italy Adolfo Urso. Noi siamo determinati a difendere il lavoro qui a Genova e vogliamo che Genova continui a fare acciaio, a fare la letta e a farlo bene. E' un business che funziona e non vedo per quale motivo si debba rinunnciare. Non se ne parla neanche. Il problema come sapete è a Taranto non a Genova ma noi siamo collegati, quindi o facciamo funzionare il collegamento oppure troviamo un altro collegamento, non c'è altra scelta. Noi stiamo attraversando ambedue le opzioni, se a Taranto non si vogliono fare certe cose noi dobbiamo avere qualcuno che ci fa i coils (rotoli di acciaio) o ce li facciamo noi altrimenti non si può andare avanti. Noi siamo determinati ad andare avanti. Il problema che nel tentativo della vendita totale sono venute fuori queste cose che per Genova non vanno bene. Noi dobbiamo lavorare affinchè a Cornigliano si vada avanti con il lavoro e anzi si incrementi". Bucci parla della gara e dell'ipotesi spezzatino che vorrebbe dire divorzio definitivo di Genova da Taranto. "Penso che questa strada debba essere affrontata, io lavoro su entrambe le opzioni ma mi impegno a lavorare anche sulla seconda perché vedendo le offerte che sono state fatte la seconda diventa più appetibile".
La sindaca Salis: "Si apra subito un tavolo"
La sindaca di Genova Silvia Salis ha inviato una lettera al ministro dello Sviluppo economico, Adolfo Urso, e per conoscenza alla prefetta di Genova, Cinzia Teresa Torraco, chiedendo con urgenza la convocazione di un tavolo sulla vertenza ex Ilva e sul futuro dello stabilimento di Cornigliano e dei suoi lavoratori, alla presenza delle organizzazioni sindacali. In precedenza tramite una nota la sindaca ha espresso la sua vicinanza ai lavoratori: "l governo ha fallito troppe volte nella ricerca di una soluzione efficace per il futuro dell’azienda, dei lavoratori e dell’industria di questa città e di questo Paese - sottolinea Salis - Il momento delle risposte è già arrivato da tempo e non è più procrastinabile. I lavoratori avevano giustamente chiesto a questa amministrazione una posizione decisa che salvaguardasse il loro impiego, lo stabilimento e uno sviluppo industriale sostenibile. Questa amministrazione, fin dai primi giorni del suo insediamento, non si è tirata indietro e ha assunto una posizione decisa, non senza criticità dal punto di vista politico, ma pensando al futuro con un atto di estrema responsabilità nei confronti dei lavoratori e dello sviluppo industriale ed economico della città. Ma gli annunci del governo sono stati ancora una volta disattesi: ora è il tempo delle risposte». Salis conclude ribadendo «Totale vicinanza ai lavoratori e di Genova e di tutti gli stabilimenti. Siamo pronti a richiamare nuovamente il governo alle sue responsabilità in tutte le sedi istituzionali e politiche. Infine, da sindaca non posso non appellarmi ai lavoratori affinché le comprensibili azioni di protesta restino nell’alveo del rispetto del resto della cittadinanza".
I sindacati
“Il piano del Governo porta alla chiusura della fabbrica con la conseguenza che a Genova abbiamo mille posti di lavoro a rischio, mille famiglie che rischiano di perdere il loro sostentamento e la fine della siderurgia nella nostra città e nel Paese” così Armando Palombo, storico delegato Fiom Cgil della ex Ilva di Cornigliano e Stefano Bonazzi, segretario generale Fiom Cgil Genova sulla pesante situazione che investe la siderurgia italiana e il sito industriale di Cornigliano. “Dal primo gennaio saranno in 6 mila a livello nazionale a trovarsi in cassa integrazione e dal primo di marzo chiuderanno tutti gli impianti. Chiediamo alle istituzioni locali di non stare in silenzio e di adoperarsi per contrastare la decisione del Governo e impedire la chiusura di Cornigliano” concludono i sindacalisti.
“La preoccupazione delle lavoratrici e dei lavoratori dello stabilimento Ex Ilva di Genova è nella risposta straordinaria a questo sciopero di 24 ore con centinaia di persone che hanno deciso di scendere in piazza. La proposta del Governo è inaccettabile, cosi si fanno pagare ai lavoratori gli errori che sono stati fatti con una gestione superficiale quando l’obiettivo doveva essere il rilancio della siderurgia in Italia. L’unica certezza è una cassa integrazione che continua ad aumentare con un nuovo programma del governo che prevede lo spegnimento degli impianti , senza alcun orizzonte, senza alcun tipo di soluzione che garantisca una continuità produttiva anche a Genova dove c’è oltre un migliaio di posti di lavoro a rischio se non ci sarà finalmente una svolta altrimenti lo stabilimento di Cornigliano rischierà di esaurire gradualmente la sua capacità produttiva, spiega Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria
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