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Lunedì assemblea davanti allo stabilimento di Cornigliano: probabili nuovi cortei e manifestazioni in città
2 minuti e 43 secondi di lettura
di Giorgia Fabiocchi, Andrea Popolano

"Riprendiamo la nostra lotta". I sindacati annunciano nuova battaglia. L'incontro al ministero del Made in Italy a Roma tra i sindacati, gli enti locali e il ministro Adolfo Urso non è andato come si sperava. Secondo i piani del governo a Genova resta la produzione della latta (banda stagnata) ma vede un taglio della produzione dello zincato di 200 mila tonnellate all'anno con 585 lavoratori impiegati (sul ciclo latta) e circa 70 che verrebbero destinati alla formazione. Di fatto sarebbero 280 i lavoratori da portare in cassa integrazione. Al termine del vertice i sindacati spiegano che lunedì verrà fatta una nuova assemblea davanti allo stabilimento e poi si deciderà cosa fare. Probabile che si riparta da dove ci si è fermati la settimana scorsa. 

"Così andiamo verso la chiusura della siderurgia e non possiamo permettercelo - spiega a Primocanale Armando Palombo, rsu Fiom Cgil. Se da questo incontro a Roma lavoratori e sindacati speravano in buone notizia tutto è sfumato, anzi. "Per Genova la situazione è addirittura peggiorata - precisa Palombo -. Noi chiediamo che arrivino i rotoli da lavorare per gli impianti del Nord. Po quando parliamo di formazione parliamo di falsa formazione perchè non si può pensare che persone di 50 anni facciano corsi di formazione, persone che conoscono benissimo il loro lavoro". Palombo lo dice in maniera chiara: "Accanto allo stabilimento di Cornigliano ci sono i lavori nei cantieri di Sestri e da altre parti e noi non gli forniamo nemmeno un filo di lamiera, questo spiega al meglio la situazione".

"Non siamo soddisfatti dell’incontro perché il governo non ferma l’idea del ciclo corto e questo è pericoloso per tutto il gruppo e il rischio concreto per lo stabilimento di Cornigliano - spiega Christian Venzano, segretario generale della Fim Cisl Liguria -. Di fatto abbiamo ottenuto che non fermano la banda stagnata e questo é un dato positivo, ma fermare la zincatura non è accettabile perché il processo è di ulteriore riduzione produttiva, è l’opposto di quello che serve per il mantenimento della siderurgia, che deve aumentare la produzione, rispondendo alla richiesta del mercato e alle esigenze dei clienti. Per questo va convocato con urgenza il tavolo a Palazzo Chigi con le segreterie nazionali, perché il governo deve ritirare questo piano e dare continuità produttiva e prendersi la responsabilità del rilancio della siderurgia. Diciamo no a questo omicidio di Stato".

Antonio Apa, coordinatore regionale della Uilm commenta l'esito dell'incontro: "Come Uilm, valutiamo negativamente l'incontro di oggi in quanto "congela" la situazione che resta estremamente complicata. Abbiamo messo in evidenza le contraddizioni del ministro Urso, sottolineando che i tre Segretari Nazionali  avevano già contestato che il Ministro non dispone di un "Piano B" concreto. Siamo meravigliati del fatto che il Ministro annunci l'esistenza di quattro interlocutori (interessati all'acquisizione), quando in 15 mesi la situazione non è stata sbloccata o l'azienda rilevata. “Incredibile” nel dettaglio su Genova il ministro non ha dato nessuna soluzione, anzi hanno peggiorato la situazione".

Oggi lo stabilimento di Genova Cornigliano ha una capacità di produzione di circa un milione di tonnellate e, come spiegano i sindacati, lavora al 20% delle sue possibilità, con questo piano l'acciaieria subirebbe un ulteriore taglio di produzione passando dal 20 a 10%. Quanto presentato dal governo ha una validità fino a marzo quando dovrebbe schiarirsi la situazione relativa ai possibili investitori sugli impianti di Taranto e del Nord Italia, Genova compreso. 

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