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Il vice presidente di Conftrasporto, Gian Enzo Duci, interviene sull'approfondimento di Primocanale sulla nuova tassa sugli imbarchi in porto che potrebbe essere introdotta dal Comune di Genova
2 minuti e 27 secondi di lettura
di Gian Enzo Duci*

Le tasse sui passeggeri imbarcati e sbarcati non rappresentano un’eccezione esclusivamente genovese. A livello internazionale, numerosi paesi e città portuali hanno adottato, o stanno valutando di introdurre, forme di tassazione simili. Hawaii, Messico, Norvegia, Alaska, Grecia sono tra i vari paesi che hanno pensato a strumenti simili. Si va dai 34.5 dollari in Alaska, ai 20 Euro nella stagione di punta a Mykonos e Santorini (dove la tassa, però, diventa 4 Euro nella stagione invernale). In Australia, ad esempio, il porto di Sydney applica una tassa sui passeggeri delle navi da crociera che può arrivare fino a 32 dollari australiani per ogni persona imbarcata o sbarcata. Questi esempi dimostrano come il tema sia di interesse globale e oggetto di attenzione da parte di molte amministrazioni portuali.


Va tuttavia sottolineato che la natura del porto gioca un ruolo fondamentale nell’impatto economico delle tasse sui passeggeri. Il concetto di porto di turnaround, noto anche come home port, si riferisce a quei porti dove le compagnie di crociera fanno imbarcare e sbarcare i passeggeri all’inizio e alla fine della crociera. In altre parole, sono i porti di partenza e arrivo ufficiali delle navi, a differenza dei porti di transito, dove le navi sostano solo per alcune ore e i passeggeri effettuano escursioni brevi. Nei porti di turnaround, le statistiche dimostrano che i croceristi tendono a spendere molto di più sul territorio: soggiornano in hotel prima e dopo la crociera, consumano pasti nei ristoranti locali, visitano attrazioni turistiche, utilizzano servizi di trasporto e fanno shopping. Secondo uno studio della Cruise Lines International Association (CLIA), il passeggero che parte da un home port può spendere fino a 150-200 euro in beni e servizi locali, contro i 60-80 euro di chi visita una città durante una breve escursione di transito.
Questo aspetto rende i porti di turnaround strategici per l’economia locale, in quanto generano un indotto molto più elevato rispetto ai porti di solo transito. Basti pensare che città come Miami, Fort Lauderdale e Southampton, storici home port delle crociere, hanno sviluppato un’intera filiera turistica e commerciale attorno a questa funzione, con ricadute occupazionali e di sviluppo urbano notevoli. Genova, in questo contesto, si distingue proprio per essere prevalentemente un porto di turnaround, dove il valore aggiunto lasciato dai croceristi è significativo e rappresenta una leva importante per il tessuto economico cittadino.


D’altra parte, è proprio nei porti di turnaround che il costo dei servizi offerti, inclusi eventuali oneri e tasse, diventa determinante nella scelta delle compagnie di crociera. Un aumento dei costi potrebbe indurre le compagnie a preferire altri scali, con il rischio di perdere una parte rilevante dell’indotto generato dai passeggeri. Per questo motivo, l’introduzione di una tassa sui passeggeri in questi porti andrebbe valutata con grande attenzione e attraverso un dialogo costruttivo con tutte le categorie coinvolte – operatori turistici, associazioni di categoria, enti locali e compagnie di crociera – per evitare effetti controproducenti e garantire uno sviluppo sostenibile e condiviso del settore.

*Esa Group 

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