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GENOVA - È composta da oltre 300 persone la delegazione genovese dell’ex Ilva che in questo venerdì scenderà in piazza a Roma. In tutto oltre mille lavoratori di Acciaierie d'Italia a Roma. I sindacati Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm chiedono al governo risposte certe per quanto riguarda la produzione siderurgica nel Paese. La delegazione genovese raggiungerà la capitale in pullman, treno e auto. I segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella sono stati convocati a Palazzo Chigi.

Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria spiega: "Vogliamo atti concreti da parte del governo, servono dei segnali perchè sono state disattese tutte le cose dette nel tempo. Nel momento in cui il mercato c'è noi siamo ai minimi storici. È inaccettabile, vogliamo un piano industriale e vogliamo un rilancio della siderurgia".

Stefano Bonazzi, segretario generale Fiom Cgil Genova: “Oggi i lavoratori di Genova di Arcelor Mittal sono a Roma per dire basta. La situazione non è più sostenibile negli stabilimenti in tutta Italia: a Genova come a Novi come a Taranto. Abbiamo la necessità di investimenti immediati sugli stabilimenti per dare un futuro alla siderurgia e poi occorre risolvere definitivamente la situazione: serve rilanciare la siderurgia a ciclo integrale in Italia e quindi la lotta inizia oggi e non si ferma sinché non si rivolve la condizione”.

Nello stabilimento genovese di Cornigliano è stato più volte denunciata la mancanza di sicurezza così come la sottoproduzione di quest’anno. Sono circa mille i lavoratori ex Ilva a Cornigliano. Da Regione Liguria e Comune di Genova è arrivato l’appoggio alla lotta sindacale portata avanti a Genova.

Proprio nel capoluogo ligure tre settimane fa i lavoratori sono scesi in piazza per far sentire la propria voce (Clicca qui). Un “Basta cassa” integrazione che ha l’obiettivo di smuovere l’amministratore delegato Lucia Morselli e il governo dalla situazione di stallo. Per il processo di decarbonizzazione previsto servono oltre 5,5 miliardi di euro, una cifra che al momento non sembra esserci.

 

A Genova poi si è aperta la questione dell’accordo di programma del 2005 con i sindacati che per la prima volta in 18 anni hanno aperto alla possibilità di rivedere quanto scritto più di salvare occupazione e reddito dei lavoratori ex Ilva (Clicca qui). Al centro soprattutto la questione delle aree. Oltre mille metri quadrati in una zona strategica della città di Genova che fanno gola a molti come ha spiegato il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti all’indomani dell’incontro avuto con il ministro del Made in Italy Adolfo Urso (Clicca qui).

Attualmente Mittal controlla il 62% di Acciaierie Italia e un altro 32% è in mano alla società del tesoro Invitalia controllata dallo Stato. L'opzione di riportare il gruppo sotto il controllo governativo va sfumando. 

La produzione di Genova Cornigliano è direttamente collegata a quanto accade a Taranto, senza materiale dal polo centrale anche Genova rischia di restare al palo. A inizio estate i sindacati hanno denunciato la mancanza di pezzi di ricambio, fatto che genera il fermo dell'impianto, inoltre è sotto la produzione prevista la banda stagnata, fondamentale per lo stabilimento di Cornigliano perché è l'unico in Italia capace di produrla.  

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GENOVA - Una delegazione di 300 lavoratori dell'ex Ilva di Genova (oggi Acciaierie d'Italia) è scesa in piazza a Roma insieme ai colleghi di Taranto e Novi per chiedere al Governo di prendere in mano la vertenza sulla siderurgia.  In tutto oltre mille lavoratori di Acciaierie d'Italia a Roma. I sindacati Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm chiedono al governo risposte certe per quanto riguarda la produzione siderurgica nel Paese. La delegazione genovese raggiungerà la capitale in pullman, treno e auto. I segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella sono stati convocati a Palazzo Chigi. I lavoratori chiedono chiarezza e soprattutto investimenti in modo da garantire la sicurezza negli stabilimenti e il futuro produttivo del gruppo. 

E al termine del vertice, il governo ha rassicurato che la trattativa con Arcelor Mittal prosegue, ma se non dovesse approdare a una soluzione soddisfacente, sarà preso in considerazione anche un piano B. Con l'esecutivo che esclude l'ipotesi di una chiusura. Nel frattempo la lotta va avanti: entro il 7 novembre ci sarà un nuovo tavolo tra sindacati e governo. Nell'attesa i lavoratori dell'ex Ilva di tutti gli stabilimenti, compreso Cornigliano, proseguono nello lo stato di agitazione.

Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria spiega: "Vogliamo atti concreti da parte del governo, servono dei segnali perché sono state disattese tutte le cose dette nel tempo. Ora basta bisogna dare un futuro sicuro allo stabilimento di Genova, ormai è a minimi storici a livello produttivo e sicurezza da troppi anni. È inaccettabile tenere in queste condizioni di “sequestro” i lavoratori e gli impianti in un settore così strategico per il paese".

Stefano Bonazzi, segretario generale Fiom Cgil Genova: “Oggi i lavoratori di Genova di Arcelor Mittal sono a Roma per dire basta. La situazione non è più sostenibile negli stabilimenti in tutta Italia: a Genova come a Novi come a Taranto. Abbiamo la necessità di investimenti immediati sugli stabilimenti per dare un futuro alla siderurgia e poi occorre risolvere definitivamente la situazione: serve rilanciare la siderurgia a ciclo integrale in Italia e quindi la lotta inizia oggi e non si ferma sinché non si rivolve la condizione”.

Nello stabilimento genovese di Cornigliano è stato più volte denunciata la mancanza di sicurezza così come la sottoproduzione di quest’anno. Sono circa mille i lavoratori ex Ilva a Cornigliano. Da Regione Liguria e Comune di Genova è arrivato l’appoggio alla lotta sindacale portata avanti a Genova.

Proprio nel capoluogo ligure tre settimane fa i lavoratori sono scesi in piazza per far sentire la propria voce (Clicca qui). Un “Basta cassa” integrazione che ha l’obiettivo di smuovere l’amministratore delegato Lucia Morselli e il governo dalla situazione di stallo. Per il processo di decarbonizzazione previsto servono oltre 5,5 miliardi di euro, una cifra che al momento non sembra esserci.

 A Genova poi si è aperta la questione dell’accordo di programma del 2005 con i sindacati che per la prima volta in 18 anni hanno aperto alla possibilità di rivedere quanto scritto più di salvare occupazione e reddito dei lavoratori ex Ilva (Clicca qui). Al centro soprattutto la questione delle aree. Oltre mille metri quadrati in una zona strategica della città di Genova che fanno gola a molti come ha spiegato il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti all’indomani dell’incontro avuto con il ministro del Made in Italy Adolfo Urso (Clicca qui).

Attualmente Mittal controlla il 62% di Acciaierie Italia e un altro 32% è in mano alla società del tesoro Invitalia controllata dallo Stato. L'opzione di riportare il gruppo sotto il controllo governativo va sfumando. 

La produzione di Genova Cornigliano è direttamente collegata a quanto accade a Taranto, senza materiale dal polo centrale anche Genova rischia di restare al palo. A inizio estate i sindacati hanno denunciato la mancanza di pezzi di ricambio, fatto che genera il fermo dell'impianto, inoltre è sotto la produzione prevista la banda stagnata, fondamentale per lo stabilimento di Cornigliano perché è l'unico in Italia capace di produrla.  

ROMA - Fabrizio Parodi, genovese, 61 anni, amministratore delegato e presidente di Interglobo, azienda di spedizioni con base a Genova e 35 sedi nel mondo ha ricevuto questa mattina l'onorificenza dell'Ordine "Al Merito del Lavoro".

Oltre al Presidente della Repubblica, presenti anche il Presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, il Presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, rappresentanti del Governo, del Parlamento e del mondo dell'imprenditoria.

La motivazione. "Fabrizio Parodi è presidente e amministratore delegato di Interglobo, azienda di famiglia attiva nei trasporti multimodali e nella logistica. Ne ha sviluppato l’internazionalizzazione con l’apertura di 35 sedi e piattaforme logistiche all’estero e i volumi trasportati via mare da 20 mila a 200 mila containers l’anno. 65% l’export. Ha aumentato i dipendenti da 40 a 475 unità".

 

GENOVA - Dopo cinque giorni di interrogatorio ha avuto un crollo emotivo e si è messo a piangere Emanuele De Angelis, uno dei 58 imputati per il crollo del ponte Morandi che è costato la vita a 43 persone il 14 agosto 2018.

Il suo è stato l'esame più lungo tra quelli effettuati. De Angelis si occupò del progetto di retrofitting (il rinforzo delle pile 9 e 10). Secondo la tesi della procura l'ingegnere, come altri imputati, avrebbe dovuto chiedere o far effettuare ulteriori indagini dirette sullo stato del ponte, visti i tanti segnali sulle condizioni di degrado. Secondo la sua difesa, invece, il progetto era stato approvato da autorevoli consulenti esterni, seguendo la corretta procedura.

Oggi ha reso spontanee dichiarazioni un altro imputato Maurizio Ceneri, ingegnere e coordinatore dei tecnici Spea, definito dalla procura "coccolino" perché "aveva il compito di ammorbidire i report". Ceneri ha detto di "non avere mai dato calcoli o indicazioni su calcoli per la valutazione delle percentuali di riduzione. Unico documento dato fu una nota tecnica a novembre 2016 che vi chiese Aspi e che riportava l'andamento temporale delle estensioni delle anomalie di corrosione".

Il collegio dei giudici ha respinto la richiesta dell'ingegnere Gabriele Camomilla di fare spontanee dichiarazioni per sette ore subito prima dell'esame. Il suo legale a questo punto ha rinunciato all'interrogatorio e Camomilla rilascerà solo spontanee dichiarazioni. Il processo riprenderà il 6 novembre quando verranno sentiti i primi imputati di Aspi, Bergamo e Ceseri.

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GENOVA - Spesso le mappe del catasto non rappresentano la realtà delle case che gli agenti immobiliari si apprestano a vendere e il rischio è quello di frenare le trattative, soprattutto quando si arriva al confronto con banche o notai: per questo la federazione dei mediatori immobiliari di Confcommercio insieme a immobiliare.it ha dato vita al convegno "La regolarità urbanistica e catastale", che serve a mettere in guardia gli agenti immobiliari da tutti i rischi.

"È importante la preparazione tecnica, la competenza e la formazione dei nostri agenti immobiliari che potranno dare un miglior servizio ai nostri clienti - dichiara Alessandro Cavo, presidente Confcommercio Genova -. Per una città che è in fermento e ci aspettiamo possa darci grandi soddisfazioni nel futuro con l'arrivo di nuovi residenti, avrà bisogno di una classe di agenti immobiliari sul pezzo e formati".

Gli agenti immobiliari quindi devono "individuare queste difformità e segnalarle in primis quando si istruisce la pratica alla parte venditrice - spiega Luca del Guasta, presidente Fimaa Confcommercio Genova, ovvero la federazione dei mediatori immobiliari di Confcommercio -. Poi devono cercare di risolverle avvalendosi di tecnici come geometri affinché anche la parte acquirente sia tutelata e ben edotta di quelle che possono essere le problematiche esistenti e di come si sta cercando di risolverle".