
Marco Bucci, il governatore della Liguria, non voleva pagare il premio di produzione ai manager delle Asl. In soldoni, il 15 per cento della retribuzione lorda, previsto per aver raggiunto gli obiettivi. Poi è stato convinto a essere meno “incazzoso”, così anziché il 15 verrà pagato il 12. Almeno un taglio ci sarà e il messaggio vuole essere chiaro: sarete pure bravi, però…
Dico la verità, avrei preferito che Bucci andasse fino in fondo e che sì, si aprisse pure una bella polemica, persino uno scontro con tutti coloro che avrebbero rivendicato il bonus. Non so quali fossero i traguardi dei manager, però sono certo che non siano stati centrati come interessa ai cittadini.
Ma scusate, avete presente in quali condizioni versa la sanità pubblica, da Ventimiglia a Sarzana? E non è possibile fare differenza fra centrodestra e centrosinistra: sono oltre vent’anni che s’è imboccata questa china. Se una persona è costretta a non avere un numero sufficiente di medici e infermieri, se va al pronto soccorso e deve aspettare anche una giornata per una diagnosi, se deve ricorrere all’assistenza fuori dalla sua regione, se può morire prima di avere un appuntamento, si può affermare che i manager abbiano centrato i loro obiettivi?
In realtà, non solo non pagherei il premio di produzione ai manager, modificando ove occorra la norma, bensì comincerei a colpire sullo stipendio anche la parte politica. Insomma, ci saranno pure dei responsabili, tra Roma, Genova e le diverse province liguri se la sanità pubblica è in costante declino. Qualcuno, di grazia, vuole spiegare perché bisogna attendere sei mesi, un anno e anche più per avere certe prestazioni specialistiche, mentre se si ricorre all’intra moenia, cioè alla sanità pubblica a pagamento, il posto salta miracolosamente fuori nel giro di uno, due, tre giorni?
Per conoscere come vanno le cose è sufficiente guardare alla propria esperienza oppure fare una capatina nei bar, sui bus, in una piazza. Ora, sono certo che Bucci non possa ricorrere al proprio vissuto, perché tutti lo conoscono e quindi può avere le cure necessarie, Dio non voglia, in caso di bisogno. Però se voleva azzerare il premio di produzione un giro fra la gente deve averlo fatto, non so se sotto mentite spoglie, consumando un salutare bagno di realtà.
Alla fine, siccome restiamo un Paese in cui non vige la regola dell’uomo solo al comando, al di là di certe narrazioni, il governatore si è acconciato. E’ certo, però, che qualcosa vada fatto. E devono contribuire pure il Pd, i Cinque Stelle, Avs, Italia Viva e Azione, cioè le minoranze in Regione Liguria. Hanno le loro responsabilità per il passato e comunque, quando ci sono persone che rinunciano a curarsi non avendo il denaro necessario, è finito il tempo delle contrapposizioni di bottega, mentre è arrivato quello di mettersi tutti insieme per trovare una soluzione. Per litigare ci saranno altri argomenti.
Il cittadino, però, non ha sempre ragione e deve imparare a rispettare le regole. Proprio in questi giorni a Imperia sono usciti i dati delle multe automobilistiche, in aumento soprattutto se si tratta di violazioni ai limiti di velocità. “E’ un modo per fare cassa” hanno tuonato coloro che si oppongono al sindaco Claudio Scajola, Pd in testa. Probabilmente è vero, se consideriamo che le sanzioni riguardano contravvenzioni per aver superato quei limiti di pochi chilometri.
Però, mi domando: i partiti possono farsi paladini di quanti vanno oltre ciò che prescrive la legge? Se essa stabilisce che in una determinata strada non devi superare i 50 chilometri orari, tu devi andare a 50 chilometri orari. Punto. La norma non dice che se vai solo un pochino oltre allora si può fare finta di niente. Se è sbagliata e da modificare, semmai va combattuta una battaglia politica. Invece accade solo che in Liguria, come nel resto d’Italia, il merito e il rispetto delle regole siano diventati degli sconosciuti. Si marcia chiudendo un occhio o tutti e due: non funziona così.
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IL COMMENTO
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