Politica

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Cari genovesi della mia età, vi ricordate via Madre di Dio? Era un incredibile nastro di vecchie case che scivolavano verso il mare, strade ricche di storia e di passato. Poco sopra c’era la casa di Niccolò Paganini. Ricordate Piccapietra? Si percorreva una stradina antica, via San Giuseppe, per arrivare alla chiesa di San Camillo. Mi fermo.

Avete negli occhi il porto antico recuperato dalla genialità di Renzo Piano? Ebbene, se il superbacino verrà piazzato dove oggi c’è l’antico Yacht club italiano, e vicini, il Rowing e l’Elpis, la bella passeggiata che potrebbe unire in una unica grande area turistico-marina la Fiera e l’Acquario, il vero sviluppo futuro del turismo genovese morirà per sempre, tombato dal cantiere.

Già il termine “tombamento” è drammaticamente efficace.

Tutta l’area, mare compreso, si trasformeranno in una colata di cemento per diventare una grande area industriale a spegnere un ambiente antico, storico, umano che invece dovrebbe essere salvaguardato e difeso, soprattutto dai genovesi.

Bruciarsi anche il levante della città è una follia: non esisterebbe più un polmone dove la qualità ambientale è alta e lo sviluppo turistico è assicurato.

L’espansione industriale e portuale che è assolutamente sacrosanta, deve avvenire a ponente, ma Genova non può rischiare di gettare al vento un tesoro, la continuazione naturale di un affaccio sul mare, tra Molo e Fiera che ha, fra l’altro, un immenso valore economico. Genova turistica è soprattutto mare, costa. Così facendo si “tomba” proprio uno degli ultimi brandelli rimasti di costa sacrificandola all’industria.

Ne vale davvero la pena?