Cronaca
Attentato caserma Vannucci: notifica a brigatisti genovesi
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La Digos della questura di Roma, ha notificato nuove ordinanze di custodia cautelare presso le carceri di Viterbo e Catanzaro a Gianfranco Zoja e Riccardo Porcile, entrambi arrestati nel giugno dello scorso anno perché sospettati di appartenere alla formazione eversiva denominata "per il Comunismo Brigate Rosse". I nuovi provvedimenti sono stati emessi perché Zoja e Porcile sono stati ritenuti responsabili di un attentato fatto il 25 settembre 2006, alla caserma "Vannucci" dei paracadutisti, a Livorno, definita "covo di fascisti" e "braccio armato dell'imperialismo italiano" in un volantino a firma "per il Comunismo Brigate Rosse". Gianfranco Zoja, 56 anni, e Riccardo Porcile, 40, i due presunti br, entrambi genovesi, ai quali è stata notificata in carcere l'ordinanza di custodia cautelare per l'attentato alla caserma Vannucci di Livorno, sono già stati rinviati a giudizio per quell'episodio e saranno processati il 16 settembre prossimo insieme con altre sette persone accusate, a vario titolo, di aver tentato la ricostituzione del partito armato e di essere fiancheggiatori. Le misure notificate oggi sono state firmate dal gip Giovanni Ariolli su richiesta procuratore aggiunto Pietro Saviotti, responsabile del Pool Antiterrorismo di Roma, e dei sostituti Erminio Amelio e Luca Tescaroli. In particolare, le indagini della sezione antiterrorismo della Digos di Roma, continuate incessantemente dopo la disarticolazione della formazione eversiva di matrice marxista - leninista denominata "Per il Comunismo Brigate Rosse" nel giugno scorso, con gli arresti di Luigi Fallico, Bruno Bellomonte, Bernardino Vincenzi e gli stessi Zoja e Porcile, ai quali hanno fatto poi seguito quelli Manolo Morlacchi e Costantino Virgilio, tutti ancora detenuti e finiti a loro volta sotto processo, hanno consentito di acquisire ulteriori riscontri probatori in merito all'attentato dinamitardo del 25 settembre 2006 alla caserma 'Vannucci' dei paracadutisti della Folgore, a Livorno. Di questo attentato, per la procura, debbono rispondere Zoja Porcile, accusati di aver perpetrato un "atto di terrorismo - é detto nell'ordinanza - con ordigno esplosivo e micidiale" detenendo e trasportando "un mortaio artigianale e candelotti di esplosivo (circa 280 grammi) di gelatina esplosiva, al fine di sovvertire l'ordinamento dello Stato e di mettere in pericolo la vita delle persone".
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