Sport

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Ripensare lo sport. In questi sette mesi di vita abbiamo avuto modo di constatare che il mondo sportivo ligure e in particolar modo quello genovese è afflitto da un paradosso: a fronte di risultati brillanti dei nostri atleti, a fronte dello spirito di sacrificio di tanti volontari che dedicano alla loro disciplina ore e ore di impegno con spirito di servizio e abnegazione, la realtà sportiva nella sua fattualità oggettiva ovvero nello stato degli impianti e nell’economia delle risorse è a un passo dal punto di non ritorno. Un paradosso molto spesso accettato come un inesorabile dato di fatto, incontrovertibile, uno spazio in cui ribellarsi e chiedere perché appare addirittura stonato, fuori luogo. Così accade che “paradossi” come quello del campionato europeo di Bridge finanziato dall’assessorato allo sport della regione Liguria con la ben cospicua cifra di 100.000 euro mentre impianti che servono migliaia di persone cadono a pezzi (vedi lo stadio Carlini e Villa gentile) siano accettati dagli addetti ai lavori con la cupa rassegnazione che si tratti di una inesorabile prassi, incontrovertibile come le leggi della natura. Ci siamo permessi di dire che non è così, così come abbiamo detto con pacata semplicità che la situazione degli impianti sportivi (soprattutto a Genova) è oscena, che qualcosa va cambiato, rinnovato, modificato. Il fatto è che l’impegno e l’abnegazione dei volontari non basta se parliamo dello sport inteso come diritto di ciascuno di noi alla salute e al benessere quando poi la politica, intesa come prassi amministrativa, riserva allo sport poco più che le briciole. Qualcuno l’ha anche presa a male, ma dire le cose come stanno, raccontare che le nostre pattinatrici si allenano su piste indecenti rischiando tutti i giorni di rompersi braccia e gambe o che i bambini che si allenano tutti i giorni al Carlini rischiano di farsi male per la fatiscenza della struttura, per fare solo due esempi, impone anche trovare delle responsabilità se non altro per comprendere perché si è arrivati a tutto questo. La consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento e non ci sottrarremo mai al nostro specifico compito di farvi vedere com’è la realtà e a porre tutte le domande pertinenti. Auguri.