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Sono una trentina gli indagati, tra imprese e persone fisiche, dal pm Francesco Pinto nell’inchiesta sull’aggiudicazione di appalti per la bonifica di aree industriali per la quale la Guardia di Finanza sta eseguendo una sessantina di perquisizioni in aziende di varie regioni del nord Italia. Non sarebbero interessate pubbliche amministrazioni. I principali indagati genovesi sono l’imprenditore Gino Mamone, titolare tra l’altro della Eco.Ge, l’ex assessore comunale genovese Paolo Striano e l’avvocato Massimo Casagrande, già coinvolti nella vicenda di "Mensopoli". Secondo quanto si è appreso, le ipotesi di reato sarebbero, oltre alla turbativa d’asta, la corruzione e l’emissione di fatture false. Tutto è nato proprio da una costola di “Mensopoli”, che portò alla luce un giro di favori e presunte tangenti per l’assegnazione dei servizi mensa comunali e ospedaliere nel capoluogo ligure. Dagli indizi raccolti nella prima indagine sarebbe nata questa seconda inchiesta, finalizzata a smantellare un presunto cartello di imprese che, in vari settori imprenditoriali, si aggiudicano in modo sospetto commesse pubbliche. Nel mirino le bonifiche delle aree di Cornigliano e dell’ex Oleificio Gaslini a Genova. In particolare il pm Francesco Pinto starebbe seguendo 3 filoni di indagine: la prima, che ha come ipotesi di reato la turbativa d'asta, riguarderebbe le gare per la bonifica delle aree di Cornigliano lasciate libere dalle acciaierie Ilva. Secondo i primi accertamenti, Mamone sarebbe stato alla guida di un cartello per consentire l'aggiudicazione degli appalti a sue imprese o per darle in subappalto a ditte compiacenti. Il secondo filone riguarda il reato di corruzione, per la bonifica dell'ex oleificio Gaslini. Indagati in questo seconda parte di indagine sarebbero Mamone e Michelino Capparelli in concorso con Casagrande e Striano, che nella loro qualità di amministratori comunali fornivano informazioni riservate. Già secondo quanto emergeva dalle intercettazioni dell'inchiesta di Mensopoli infatti l'ex assessore Striano, in qualità di componente della Terza Commissione per l'Urbanistica, avrebbe agito, secondo l'accusa, nella compravendita tra gli indagati Mamone e Capparelli dell'area ex oleificio Gaslini di Genova. A questa trattativa avrebbe partecipato, dietro ricompense in denaro, anche l'avvocato Massimo Casagrande che insieme a Striano avrebbero agevolato un progetto di Mamone, forse relativo a concessioni edilizie. Il terzo filone riguarda invece una serie di false fatture emesse da Mamone e dalle sue ditte per operazioni inesistenti; il ricavato sarebbe servito a sponsorizzare squadre sportive, in particolare ciclistiche.