Gli scontri andati in scena prima di Genoa-InterSono toranti a casa i cinque ultras del Genoa arrestati per i violenti scontri con le forze dell'ordine avvenuti poco prima della partita contro l'Inter. Davanti al giudice per le indagini preliminari Giorgio Morando, nel carcere di Marassi, gli indagati hanno riconosciuto di aver partecipato agli episodi di guerriglia urbana andati in scena nel quartiere di Marassi, ma hanno cercato di ridimensionare il proprio ruolo. Alcuni hanno addirittura presentato le proprie scuse, dichiarandosi disponibili a risarcire i danni materiali causati. Il pm Luca Scorza Azzarà aveva chiesto la custodia cautelare in carcere per tutti, per il rischio di reiterazione del reato. I cinque Sono indagati per travisamento con uso di caschi o cappucci, resistenza a pubblico ufficiale aggravata e in concorso, violazioni della normativa in materia di manifestazioni sportive e danneggiamento aggravato; sono difesi dagli avvocati Pietro Bogliolo, Sara Garaventa e Gabriella De Filippis.
I disordini prima della partita
I disordini, che hanno paralizzato l'intero quartiere costringendo molti residenti a barricarsi in casa, hanno provocato la distruzione di due scooter e di un autocarro, colpiti da un fumogeno lanciato dai tifosi genoani. Il caos è esploso in via Monnet, dove circa 300 supporter rossoblù, tra cui un centinaio giunti direttamente da Napoli in solidarietà, hanno caricato i reparti di polizia nel tentativo di raggiungere il settore riservato agli ultras dell'Inter.
Tutti e cinque gli arrestati appartengono al gruppo organizzato "Marassi". Tra i più attivi spicca un 48enne, ripreso chiaramente dalle telecamere di videosorveglianza mentre, in prima fila, scaglia un cartello stradale contro i carabinieri e brandisce una cintura nella mano destra. Pochi istanti dopo, la stessa cintura viene usata per colpire gli agenti vicino al monumento dedicato a Vincenzo Spagnolo, in un nuovo tentativo di forzare il cordone per arrivare allo scontro diretto con i tifosi neroazzurri.
Tutti e cinque gli arrestati appartengono al gruppo organizzato "Marassi". Tra i più attivi spicca un 48enne, ripreso chiaramente dalle telecamere di videosorveglianza mentre, in prima fila, scaglia un cartello stradale contro i carabinieri e brandisce una cintura nella mano destra. Pochi istanti dopo, la stessa cintura viene usata per colpire gli agenti vicino al monumento dedicato a Vincenzo Spagnolo, in un nuovo tentativo di forzare il cordone per arrivare allo scontro diretto con i tifosi neroazzurri.
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