Cronaca
Caso Vika, ecco perché il giudice ha scagionato i Giusto-Bornacin
51 secondi di lettura
Non frutto di considerazioni soggettive, ma conseguenza di valutazioni oggettive. Questa la ragione su cui il giudice del tribunale di Genova ha fondato la sentenza di assoluzione della coppia Giusto-Bornacin accusati di "sottrazione di minore" nei confronti della piccola Vika, la bimba bielorussa che nel 2007 venne nascosta per 19 giorni in un convento in Val d’Aosta, per scongiurare il rientro in patria. Ieri sono state depositate in cancelleria le motivazioni della sentenza: sebbene le violenze denunciate dalla bambina «non fossero processualmente certe - scrive il magistrato - si può affermare che esistevano elementi tali da lasciar umanamente ritenere in quel momento che la bambina le avesse subite». Tanto che la piccola aveva manifestato persino istinti suicidi pur di non rientrare in Bielorussia. Con la coppia di Cogoleto, assolti anche Maria Elena Dagnino, madre di Chiara, Maria Bondi, «nonna» paterna, Aldo Giusto, padre di Alessandro, don Danilo Grillo, il parroco di Cogoleto, e don Francis Darbellay, padre priore del convento in Val d’Aosta.
Ultime notizie
- Lo Spezia si prende la finale e vede il paradiso. Catanzaro battuto
- Auto si schianta contro una veranda di un ristorante a Sestri Levante
- Comunali, dalle 14.30 la Maratona Elettorale di Primocanale e poi "Terzo Tempo"
- Festa dello Sport, in 140mila "in campo" nei tre giorni al Porto Antico
- Comunali Genova, alle 19 affluenza al 30,7%: dato in calo
- Ventenne della Spezia trovato morto in Lunigiana: era scomparso sabato
IL COMMENTO
Ora aspettiamo la squadra a cui il nuovo sindaco si affiderà
Aspettando una Genova reale dopo una campagna affumicata