Cronaca

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Tutte le volte che si parla di un costruttore, spesso in modo sbrigativo e scorretto, si associa il suo lavoro alla speculazione. Ieri è morto a 85 anni Mario Valle, uno dei più importanti costruttori italiani. Era un uomo dal carattere duro, difficile, un “rustego”, ma dotato di una straordinaria e raffinata cultura.

Faceva il costruttore, cioè, cercava da imprenditore di avere il suo tornaconto perché uno che costruisce non lo fa per beneficenza. Ma Valle ha avuto una straordinaria intuizione cinquant’anni fa, quando gli architetti non erano ancora di moda.

Per realizzare le case a Punta San Martino, sopra Arenzano e per innalzare l’imponente complesso dei palazzi vicini alla stazione dello stesso paese, si avvalse di alcune grandi firme della progettazione. Chiamò tra i primi Ignazio Gardella che disegnò edifici molto belli, molto intelligenti, molto eleganti. E il sodalizio con Gardella durò fino alla morte del geniale architetto.

Con Gardella, ma insieme a Aldo Rossi, Angelo Sibilla e Fabrizio Reinhart vinse l’appalto-concorso per la ricostruzione del teatro Carlo Felice di Genova, sbaragliando super-imprese blasonatissime e progettisti come Denis Lasdun, Ove Arup e altri. Ad Arenzano costruì le prime palazzine della Pineta, quelle gialle con le piastrelline avendo come progettista un altro maestro dell’architettura: Marco Zanuso, poi la deliziosa chiesetta di San Martino firmata da Caccia Dominioni. Sua è più recentemente, la realizzazione del golf di Lerca al centro di numerose polemiche.

Ma Valle in mezzo alle burrasche ci stava, rispondeva, si arrabbiava. Era un passionale e aveva una grande passione: fare. Cosa non da poco.