cronaca

L'avvocato dell'ecuadoriano annuncia il ricorso, il difensore dell'omicida: "Pena corretta"
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Ben dieci anni di pena per Mero Delgado, l'ecuadoriano che in cella per due mesi nel 2018 ha vessato, estorto soldi e picchiato il killer Luca Delfino che invece per avere ucciso la sua compagna nel 2007 a Sanremo venne condannato a soli sedici anni e otto mesi: l'apparente sproporzione fra le decisioni dei giudici anticipata da Primocanale ha subito fatto divampare polemiche sui social.

La maggior parte dei cittadini è indignata, ricordando che Delfino ha ucciso una donna, Antonella Multari, ed è stato indagato per l'uccisione di un'altra ex compagna, Luciana Biggi,
sgozzata nel 2006 nel centro storico dopo una lite con lo stesso Delfino, il quale però dopo era stato assolto da quel reato.

"Dovremmo ringraziare chi ha vessato Delfino in cella" hanno commentato in molti cittadini "giustizialisti".

Per capire l'apparente discrepanza fra le due condanne Primocanale ha intervistato in diretta ai due legali.

Monica Gheza, avvocato di Mero Delgado, un ecuadoriano di 45 anni accusato di estorsione e lesioni continuate e aggravate in cella a Delfino, ha annunciato l'intenzione di presentare appello perchè reputa che la pena a dieci anni sia eccessiva: "Questa pena ci appare molto alta anche perchè la responsabilità non è così chiara viste le testimonianze molto contraddittorie dei testimoni".

Detto che l'altro indagato per le vessazioni a Delfino, Fahd Chebbi, 32 anni, difeso dall'avvocato Massimiliano Gazzolo, ora irreperibile, sarà processato a dicembre, ecco la posizione di Riccardo Lamonaca, avvocato di Delfino.

"In realtà quella inflitta a Delgado non è una condanna pesante, ma equa
perché prevede un aumento di due terzi della pena in caso di recidiva, reiterata, infraquinquennale, pertanto se consideriamo che l'estorsione prevede cinque anni, lo mettiamo con l'altro reato contestato e facciamo una somma e aggiungiamo i due terzi e la quinquennale e arriviamo a dieci anni. Dunque, addirittura, i dieci anni sono il minimo, tenendo conto che gli episodi di cui Delfino è stato vittima sono stati numerosi, brutti e reiterati".

"Delfino ad esempio - prosegue Lamonaca entrando nei dettagli della vicenda - era costretto a foraggiare ogni giorno i suoi torturatori, perchè di torture si trattavano, una volta lo visto in carcere con un vistosissimo segno sul collo, è stato quasi strangolato da uno dei due tanto che poteva scapparci un tentato omicidio. Uno due due imputati lo aveva definito "la gallina dalle uova d'oro", perchè grazie al piccolo aiuto dei genitori aveva qualche disponibilità economica e poteva foraggiare i vizi di questi signori. Ad esempio Delfino non ha mai fumato, eppure sul suo conto apparivano numerose spese pe tabacchi perchè lo costringevano a comprare le sigarette sennò erano botte e ingiurie".

Lamonaca risponde anche quando gli fa notare che colpisce il fatto che per un femminicidio Delfino era stato condannato a solo a 16 anni e 8 mesi: "In realtà anche lì si arrivò alla pena applicando la legge, le due attenuanti, una diminuzione di pena di un terzo per la scelta del rito abbreviata che di fatto ha fatto diminuire la pena di un terzo, poi fu ritenuto semi infermo di mente e quindi il giudice Bracco di Sanremo scese di un altro terzo, così partendo dai trent'anni si arrivò a quella pena di sedici anni"