cronaca

"Come fare con i turisti svizzeri, ad esempio, che non hanno alcuna certificazione?"
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Manca ormai poco all’entrata in vigore del Green Pass obbligatorio per bar e ristoranti al chiuso e c’è chi nel centro storico genovese deve fare i conti con quello che da venerdì sarà un nuovo modo di lavorare. Alcuni locali hanno pochi coperti all'interno e riusciranno a gestire la situazione più facilmente di coloro invece che possono apparecchiare solo al chiuso. Non sa ancora bene come fare il ristoratore Enrico Vinelli che ha la maggior parte dei tavolini al chiuso in Salita di S. Matteo, a pochi passi da piazza De Ferrari, anche se con il distanziamento ha ridotto fortemente i posti.


"Da venerdì faremo anche gli operatori sanitari oltre che i ristoratori", commenta amareggiato in diretta su Primocanale. "Ritengo che sia una decisione scellerata e anticostituzionale questa che porta noi titolari di locali a dover chiedere non solo di esibire il Green Pass, ma anche i documenti di identità, in modo tale da confrontarli. Altrimenti ognuno può fare quello che vuole e portare una certificazione fasulla: è assurdo quando sull'autobus e in metropolitana si può andare liberamente senza che nessuno controlli". 


E per aerei e treni si sta valutando di partire a settembre. Ma c’è ancora poca chiarezza su come fare a controllare le certificazioni, in una stagione turistica che è decollata ma che quest’anno vola basso. "Non c'è un americano, non c'è un inglese, non c'è un russo: sembra una barzelletta ma in effetti è proprio così", spiega Vinelli. "Con il turismo comunque stiamo lavorando molto, ma ad esempio in Svizzera non esiste il Green Pass e non sappiamo ancora come dovremo comportarci. Mancano tante nazionalità, quest'anno stiamo accogliendo svizzeri, olandesi, belgi. Il menu in russo, invece, non ce l'hanno mai chiesto".