"La mole delle persone rinviate a giudizio dà il senso di quanto fosse estesa la gravità della situazione, parliamo di 59 persone che probabilmente erano informate dello stato delle infrastrutture e delle condizioni del ponte Morandi". Egle Possetti, presidente del comitato Ricordo vittime ponte Morandi, commenta la richiesta dei rinvii a giudizio nell'ambito dell'inchiesta madre sul crollo del viadotto Polcevera.
"Con il rinvio a giudizio ci si avvicina all'avvio del processo - continua - per noi è ovviamente auspicabile che il processo parta quanto prima e che proceda speditamente, ma è altresì importante ricordare che queste 59 persone erano probabilmente informate della situazione, dello stato di salute di quel viadotto. Per noi è quindi importante che si faccia pulizia da un punto di vista giudiziario ma che si faccia pulizia anche da un punto di vista amministrativo".
Il tema è, ancora una volta, quello delle concessioni. "Non possiamo dimenticarci come è stata gestita questa concessione - continua Possetti - e vogliamo che nessuno ne tragga mai più vantaggio, per cui speriamo che anche dal punto di vista della concessione ci siano presto dei cambiamenti e che non si arrivi alla chiusura della trattativa tra Cdp e Autostrade, pensiamo che non sia assolutamente un bene per gli italiani".
La procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per 59 persone per il crollo del ponte Morandi. I pm contestano ad alcuni anche la colpa cosciente. Le accuse, a vario titolo, sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo doloso, omissione d'atto d'ufficio, e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sul lavoro. Dieci le posizioni stralciate in attesa di ulteriori approfondimenti. Tre indagati, dei 71 iniziali, sono morti prima della chiusura delle indagini. Chiesto il giudizio anche per le due società Autostrade per l'Italia e Spea. Per i pm ci fu "immobilismo" e "consapevolezza dei rischi".
Tra le 59 persone ci sono gli ex vertici ed ex dirigenti di Autostrade per l'Italia. I pm hanno chiesto il processo, tra gli altri, per l'ex amministratore delegato Giovanni Castellucci, il manager Paolo Berti e l'ex direttore delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli e per l'ex ad di Spea, la controllata per le manutenzioni Antonino Galatà.
"Il momento emotivamente più critico - ha detto il procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio - è stato quello del 14 agosto 2018, quando abbiamo ricevuto la notizia. Oggi c'è la massima soddisfazione, con la consapevolezza che i miei colleghi Terrile e Cotugno hanno fatto un gran lavoro, sono stati straordinari". Chi verrà condannato dovrà pagare anche le spese processuali, tra le quali una parte del software che la procura ha preso per elaborare le migliaia di file sequestrate e costato circa due milioni di euro. Le richieste di rinvio a giudizio arrivano dopo tre anni di indagini, centinaia di intercettazioni, decine di escussioni di testimoni portate avanti dagli investigatori del primo gruppo della guardia di finanza, guidati dal colonnello Ivan Bixio.
Atti conservati in oltre duecento faldoni e 92 hard disk da due tera ciascuno. Nel corso delle indagini sono stati fatti due incidenti probatori: il primo ha fotografato i resti del viadotto al momento del crollo mentre il secondo ha stabilito le cause della tragedia. Un lavoro certosino che ha scoperchiato, secondo l'accusa, un modus operandi del vecchio management della società: massimo risparmio per una minima spesa in modo da garantire ai soci alti dividendi. Dalla tragedia sono nate altre tre inchieste: quella sui falsi report sui viadotti, quella sulle barriere fonoassorbenti pericolose e quella sui falsi report sulle gallerie e la loro mancata messa in sicurezza.
Le persone per cui è stata stralciata la posizione sono figure marginali: Roberto Acerbis; Vittorio Barbieri; Galliano Di Marco; Giovanni Dionisi; Carlo Guagni; Giorgio Peroni; Luigi Pierbon; Alessandro Pirzio Birolli; Giorgio Ruffini; Alessandro Severoni. Le tre persone morte nel corso delle indagini sono Luigi Forti, Celso Gambera e Graziano Baldini.
La tragedia di ponte Morandi è stata paraganota a quella della val di Stava, in Trentino Alto Adige dove, nel 1985, morirono 268 persone. Il paragone è contenuto nella memoria della procura depositata insieme alle richieste di rinvio a giudizio inviate oggi all'ufficio del giudice per l'udienza preliminare. In oltre 2000 pagine la procura contesta, a vario titolo, l'omicidio colposo plurimo, l'omicidio stradale, il crollo doloso, l'attentato alla sicurezza dei trasporti, il falso, l'omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro e l'omissione di atti d'ufficio. In particolare ad alcuni indagati è stata contestata la colpa cosciente. La tragedia della Val di Stava "ha delle somiglianze con la vicenda del Morandi" sottolineano in procura. Ci fu un errore di progettazione della struttura (i bacini di decantazione della miniera Prestavel), i controlli non vennero eseguiti o fatti male, e nonostante gli allarmi nessuno fece nulla. Per quella vicenda vennero condannate dieci persone: stralci di quella sentenza sono stati riportati dai magistrati genovesi nelle richieste di rinvio a giudizio.
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Ponte Morandi, Egle Possetti sui rinvii a giudizio: "59 persone che sapevano delle condizioni del viadotto"
I pm contestano ad alcuni anche la colpa cosciente
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