"Discontinuità". È la parola chiave che caratterizza l'imminente elezione del nuovo presidente di Confindustria Genova. Se uno ritiene che negli ultimi anni l'associazione genovese degli imprenditori abbia svolto al meglio il proprio ruolo dovrebbe avere orrore della discontinuità. Ma le cose sono andate diversamente.
In poche parole: Confindustria Genova ha badato essenzialmente a se stessa, non ha inciso sulle scelte che hanno riguardato il futuro della città, ha avuto un ruolo sempre più leggero, nel senso che nelle stanze del potere vero nessuno si è filato gli imprenditori. Alcune famiglie hanno continuato a fare il bello e il cattivo tempo: non per ampliare la torta, ma soltanto per continuare a essere loro a dividere le fette. Magari più piccole, anzi certamente più piccole, ma sempre loro con il coltello in mano.
Ecco, le cose non possono più andare avanti così. Ed è il motivo per cui nella disputa per la successione a Giovanni Mondini l'unico al quale si può guardare con interesse è Sandro Scarrone. Il solo che ha avuto il coraggio di pronunciare quella parola, "discontinuità". Non voglio pronunciarmi contro quelli che dovevano essere gli altri candidati, che dunque volutamente ignorerò, bensì desidero fare un ragionamento pro, come suol dirsi.
Scarrone è persona che conosce bene certi meccanismi politici ed economici, viene da Fincantieri, una delle più belle realtà fra le aziende pubbliche e da questo punto di vista è una garanzia proprio per l'esperienza accumulata in quelle che erano le Partecipazioni Statali, vero fiore all'occhiello del Paese e della Genova che furono. Una fucina di manager e dirigenti fra i migliori che siano stati prodotti. Scarrone è uno di essi.
Presidente e amministratore delegato di Cetena, il centro di ricerca e sviluppo di Fincantieri, Scarrone ha già dimostrato di essere poco aderente alla Confindustria conservatrice e iperprudente di Genova in occasione della scelta del nuovo Rettore dell'Universita'. Si schierò apertamente per Federico Delfino e questo nel mondo imprenditoriale genovese gli venne rimproverato. Con due obiezioni. La prima: ma come, prendiamo posizione, facciamo una scelta? La seconda: e se poi Delfino perde?
È esattamente quest'ultima la Confindustria che a Genova non serve. Una Confindustria sparagnina, titubante, pronta solo a stare ruota, incline al "maniman" quotidiano, disponibile a scegliere il suo presidente ai bordi di una piscina o di un campo da tennis. Scarrone non segue questa logica ed è per tale ragione che il prossimo 22 giugno, data delle elezioni confindustriali, sarebbe bene vincesse lui.
Faccio questo endorsement da editorialista al quale Primocanale riconosce la più assoluta libertà di opinioni. Nella circostanza, tuttavia, credo di poter parlare anche a nome dell'editore Maurizio Rossi e del direttore Matteo Cantile. Scarrone può restituire a Genova una Confindustria non ripiegata su se stessa, ma capace di essere una protagonista del futuro della città. Appunto nel segno della "discontinuità", perché c'è bisogno di un nuovo inizio.
economia
La discontinuità è una cura per Confindustria e per Genova
Verso le elezioni che individueranno il successore di Giovanni Mondini
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