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L'assessore di Tursi: priorità all'acciaio, ma ci sono alternative green
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“Noi abbiamo già una dozzina di aziende non inquinanti che verrebbe volentieri in quelle aree dando occupazione. Sono aree preziosissime: abbiamo la ferrovia, le banchine dove le navi possono attraccare e l’autostrada vicina. Non c’è un posto in Italia che sia servita così bene”.

Stefano Garassino, assessore allo sviluppo economico del Comune di Genova spiega a Primocanale che il piano B sul futuro delle aree ex Ilva c’è e che ci sono aziende importanti che hanno già manifestato il loro interesse per Cornigliano. Garassino parla di due piani di azione da sostenere. E il primo è quello di puntare ancora sull’acciaio:

“Bisogna rinnovare gli impianti, far tornare le acciaierie competitive a livello europeo, garantire un miglioramento da un punto di vista green, che può dare l’occupazione prevista dall’accordo di programma: si parlava di 2200 occupati, oggi siamo a 950: mancano all’appello oltre 1200 lavoratori”.
Ma in alternativa – spiega l’assessore di Tursi – deve essere pronta: “Se questo tipo di investimento sulla siderurgia non fosse possibile, se Taranto dovesse impedire determinati avanzamenti, bisogna pensare a una parte di queste aree che può essere ridata alla città”.

Rispetto alla posizione dei sindacati, in particolare della Fiom che ribadisce come l’unica soluzione per Cornigliano è la siderurgia, Garassino prova a mediare: “Trovo positivo l’atteggiamento dei sindacati degli ultimi anni: è molto costruttivo e finalizzato a tutelare i posti di lavoro. Anche io trovo fondamentale che l’Italia possa avere sul suo territorio e aziende che producano e siano indispensabili. Si chiede più produzione di latta, la domanda c’è, è vero. Ma c’è qualcosa che non torna: ad oggi i 2500 posti di lavoro non ci sono, già oggi non viene rispettato l’accordo di programma e addirittura si parte con la cassa integrazione. Il tutto mentre i competitor a livello internazionale sono in grande attivo”.

“La siderurgia – continua Garassino - è sempre stata un valore aggiunto per l’Italia, sarebbe brutto perderla, ma serve un piano B. Non possiamo trovarci di fronte, nel caso le cose malauguratamente non andassero bene, nel non sapere cosa fare. Per questo ci siamo mossi, non per andare in contrapposizione con l’accordo di programma che va rispettato”.

L’assessore non si sbottona sulle aziende che si sono già fatte avanti, ma fa capire che l’interesse è reale: “Alcune sono legate al mondo portuale, altre alla tecnologia, altre più in generale sono aziende che hanno manifestato il loro interesse alle aree di Cornigliano. Naturalmente vorrei che ex Ilva tornasse competitiva con gli investimenti dovuti per aumentare i posti di lavoro, però il piano B serve anche per ridare occupazione a chi dovesse perderla: di certo non possiamo permetterci di perdere 950 posti di lavoro specializzati”.