cronaca

Una frana non segnalata ed errori di progettazione sarebbero alla base del cedimento
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 Un'antica frana che avrebbe generato un progressivo movimento di spinta ed errori compiuti nel rifacimento del ponte prima, e, soprattutto, nel corso dell'ampliamento avvenuto negli anni '90: sarebbero queste le cause del cedimento del ponte di Albiano secondo la perizia richiesta dal giudice per le indagini preliminari di Massa Marta Baldasseroni.

Quanto emerso fa pensare che il crollo della struttura fosse evitabile a seguito di maggiori verifiche statiche sulla stessa. Nel corso degli anni il ponte, inaugurato nel 1908, bombardato nel 1944 e in seguito ricostruito nel 1949, era già stato oggetto di perizie e interventi. A fine anni ’90 è la stessa Anas a verificare la struttura e individuare la necessità di lavori urgenti di consolidamento a due pile e a una spalla, anche se i lavori eseguiti non corrisponderebbero al progetto. In seguito, iniziano le segnalazioni dei cittadini dovuti alle evidenti crepe sul manto stradale del viadotto. A settembre del 2019 le preoccupazioni dei residenti si acuiscono: le fessure e lesioni dell’asfalto si estendono e aggravano. La perizia chiarisce che se l’allarme dei cittadini fosse stato ascoltato dagli enti preposti si sarebbero conosciute le reali condizioni del ponte.

Per il crollo del ponte di Albiano la Procura di Massa ha iscritto sul registro degli indagati i nomi di 22 persone. Dirigenti e tecnici accusati di crollo, disastro colposo e lesioni, riportate dal corriere di Bartolini che si è trovato sul ponte nel momento del crollo e ha riportato danni alla colonna vertebrale.


Il Ponte di Albiano Magra è crollato su se stesso la mattina dell’8 aprile 2020, in pieno lockdown. Solo le restrizioni imposte dallo sviluppo della pandemia hanno evitato una possibile strage.