Nel primo giorno, neppure a farlo apposta nuvoloso e piovoso, di entrata in vigore dell'ultimo decreto anti Covid e dell'ingresso della Liguria in zona gialla, a smorzare l'entusiasmo ci sono le troppe domande ancora senza risposta, dei pubblici esercizi. E sono questioni tutt'altro che banali, ma che possono cambiare, dal giorno alla notte, la situazione del loro lavoro. "Ad oggi non so con certezza se la mia veranda, dove tutte le grosse finestre a vetri si possono aprire, è considerata "aperto" (e quindi ci si può pranzare e cenare) o chiuso. Sembra che sia considerata chiuso, ma il decreto non è chiaro" spiega Alex Molinari, presidente dei Ristoratori chiavaresi. A pochi passi da lui un barista, che sta sistemando i tavolini e le sedie addirittura in una discesa che porta alla spiaggia e nonostante la debole pioggia, dice che "la mia veranda ha anche il tetto amovibile quindi avendo tre lati aperti mi hanno detto che è considerato aperto".
Ma sarà vero? Altro quesito: in bagno ci si può andare oppure, essendo in vigore per gli spazi chiusi le norme relative all'asporto, è da considerarsi vietato? "Anche qui la norma non è chiara, ma io non mi sognerei mai di vietare ai miei clienti di andare in bagno, qualunque sia la norma!" tuona Molinari. Peraltro, in epoca Covid più che mai, che senso avrebbe vietare alla gente di lavarsi le mani prima di pranzare o cenare? Se così fosse sarebbe una barzelletta.
Per non parlare dello scontento per il coprifuoco alle 22, a casa inteso, non al tavolo del ristorante, come si era creduto ieri per poche ore, il tempo che il Viminale smentisse le parole del ministro Gelmini. Insomma, un gran caos alla parenza.
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