La visita di Dante Alighieri a Genova intorno al 1311, come ci ha raccontato il professor Francesco De Nicola, autore di “Dante tra noi. I 700 anni della Commedia e il poeta esule in Liguria” sarebbe una fake news e quindi lo sarebbe anche la “battitura” ai danni del Poeta in vico Parmigiani, come sostiene Oberto Foglietta negli “Eloggi degli Huomini chiari della Liguria “, (Genova, 1584). La vicenda la ricordiamo nella seconda tappa del “Racconto di Genova”, lunedì 5 aprile su Primocanale alle 19.45 e 22.15.
Siamo sempre nella zona di Sarzano e siamo proprio nell’anno in cui a Genova era arrivato Arrigo VII, il 1311. In quell’anno, secondo Foglietta storico genovese vissuto nel Cinquecento, gironzolava nella nostra città anche Dante Alighieri che forse in vico dei Parmigiani sarebbe stato preso a botte dai ceffi di Branca Doria, personaggio che il Sommo Poeta aveva piazzato all’Inferno, accusato di aver fatto uccidere il suocero. Per questo trattamento non proprio ospitale scriverà di Genova e dei genovesi: “Ahi Genovesi, uomini diversi d’ogne costume e pien d’ogni magagna, perché non siete voi del mondo spersi?”. Insomma non era andato leggero… Come spesso accade anche oggi , in alcuni paesi non proprio democratici, con i giornalisti e gli intellettuali scomodi , il sistema migliore per liberarsi di questi è eliminarli . E Branca Doria probabilmente voleva questo. Toglierlo di mezzo, o magari fargli arrivare un pesante avvertimento.
Perché Dante era andato davvero pesante con il membro di una delle più nobili famiglie della città e con un importante uomo politico del suo tempo. Il Doria che voleva mettere le mani sulla Sardegna aveva sposato una certa Caterina Zanche figlia del governatore di Logudoro e per concludere al meglio la sua operazione “imperialista” aveva fatto uccidere il suocero dopo averlo invitato a un banchetto, facendolo addirittura tagliare a pezzetti. Dante aveva scritto tutta la terribile vicenda alla sua straordinaria maniera. Sistemando Branca Doria all’Inferno, in un lago ghiacciato dove surgelavano i traditori degli ospiti. Senonché quando uscì l’Inferno il signore genovese era ancora vivo e vegeto. E sicuramente abbastanza furioso. Risponde Dante a Virgilio. “Io credo diss’io a lui, che tu m’inganni ; ché Branca Doria non morì unquanche, e mangia e bee e dorme e veste panni.” Mi stai fregando caro Virgilio, gli dice in sintesi.
Ma il crimine era così inaudito che, risponde prontissimo Virgilio , il corpo vive grazie a un demonio, mentre l’anima è stata gettata immediatamente negli inferi. Logico che il potente genovese avesse voglia di disfarsi di quello scrittore pericoloso. Indubbiamente le parole del sommo poeta sui genovesi non sono parole di gratitudine. Così Oberto Foglietta narra il pestaggio di Dante da parte degli sgherri del potente: "Dante uomo per altro molto eccellente, si rendeva per un certo suo natural diffetto, rincrescevole a ciascuno e noioso. Ed era poi agli umori delle parti in modo sottoposto, che spesse volte da furiosi movimenti d’ animo si lasciava trasportare infino a far delle pazzie. ll quale non considerando bene, a che grave pericolo si mettano coloro che offendono gli uomini potenti, con troppa libertà di lingua, (libertà di lingua, capite.:..) in che egli continuamente peccò, mordeva fuor di misura (ne so io già per qual cagione) il nome e il credito del Doria. Nè perchè sovente ei ne fosse ripreso, si rimaneva però il maledire. Alla fine pensarono gli amici e servitori di Branca‘, doversi con fatti rintuzzare l’ acerbità delle parole: laonde preso Dante in bel pubblico, gli diedero una grande battitura". Battitura che, secondo una versione fu portata a termine da un commando al soldo di Brancaleone. Secondo altri addirittura dallo stesso Doria che intendeva regolare i conti con lo scrittore personalmente.
Secondo altri, invece, era tutta una bufala. “Appunto – interviene De Nicola nell’intervista a Primocanale – perché sappiamo che è stato a Sarzana e a Castelnuovo Magra, ma a Genova è poco verosimile. La vicenda di Branca Doria è alla fine dell’Inferno e a Genova nel 1311 era poco probabile che si sapesse che cosa Dante aveva scritto”. Certo che con i genovesi doveva avere un conto aperto, perché? “Questo non si sa e non lo sapremo mai credo…Insomma mettiamoci in testa che l’80 per cento di quello che si racconta su Dante è una fake news. Fu condannato al rogo nel 1302 e fece perdere le sue tracce. E siccome era un fuggiasco non lasciava segni per quanto possibile. Così anche il viaggio genovese diventa una ipotesi senza reali fondamenta…”
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Dante in vico Parmigiani: vero o un'antica fake news?
La seconda tappa del "Racconto di Genova" finisce alla Battaglia della Meloria
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