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Dopo Giampaolo anche a Ranieri il presidente, per "salvare" se stesso, imputa presunti risultati al di sotto delle aspettative
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Puntuale come la morte, alle soglie della primavera è partita attorno e dentro la Real Sampdoria la campagna di delegittimazione dell'allenatore di turno, colpevole di non condurre almeno in Europa il super squadrone allestito dalla gestione Ferrero. Una sorte che era toccata a Giampaolo e adesso non viene risparmiata nemmeno al più carismatico e titolato Ranieri.


Intendiamoci, io stesso penso che a livello di gioco la Samp attuale potrebbe fare di più e all'apparente "improvvisazione" di Ranieri (che dopo un anno e mezzo in panchina non ha ancora battezzato un modulo ed una formazione di base) ho sempre preferito la maniacale organizzazione di Giampaolo, etichettato come "talebano" quando venne il momento di fargli terra bruciata attorno.


Tuttavia, ritengo che a livello di punti e di risultati la Sampdoria di Ranieri sia perfettamente in linea con le aspettative e con il valore complessivo dell'organico. O meglio, quasi in linea: all'appello mancano i due punti persi a Marassi con il Cagliari per un battito di ciglia, un secondo o giù di lì. Con quelli in saccoccia (ed in classifica) si parlerebbe di una Sampdoria salva a due terzi di campionato, un'impresa importante insomma, in un torneo equilibrato, dove più o meno le squadre di centro si equivalgono (Udinese, Sampdoria, Bologna, Fiorentina, persino Cagliari e Torino) Invece, si è imbastito un processo mediatico ad Audero, reo di avere forse sbagliato un banale rinvio all'interno di una stagione per lui strepitosa, tant'è che Mancini (uno stupido qualunque) starebbe pensando di portarlo agli Europei come terzo portiere.


Insomma, è un gioco al massacro della Sampdoria per "salvare" sempre e comunque il suo presidente, un gioco al quale non mi presto. Non ho nulla di personale contro Ferrero, anzi per il bene della società blucerchiata mi auguro sempre che risolva i suoi problemi aziendali tra processi, concordati, patteggiamenti e quant'altro. E accetto persino serenamente che, non disponendo di capitali propri, la sua gestione della Sampdoria, al di là delle fastidiose uscite pubbliche, sia "impiccata" alle plusvalenze e non garantisca più che onorevoli decimi posti. Li sottoscrivo ad ogni nuovo anno e non alzo mai una voce contraria.


Ma trovo urticante, invece, che ad ogni campionato in primavera il presidente della Sampdoria tuoni e punti il dito della grancassa mediatica contro il malcapitato allenatore di turno. Anche se guadagna quasi due milioni di euro all'anno. Lo stesso Ferrero  percepisce un lauto stipendio dalla Samp ma nessuno osa parametrarlo ai risultati ottenuti dalla squadra e dalla società che amministra.


La Sampdoria, tra alti e bassi e attraverso un gioco indubbiamente poco brillante, sta comunque facendo il suo in questo campionato e sbandierare gli acquisti estivi come cavallo di Troia per entrare nell'elite della classifica appare quanto meno pretestuoso, per non dire sospetto. La realtà sta dicendo che Silva vale la metà di un Sergio Volpi, che Candreva è un grande giocatore sul viale del tramonto ma pure sempre utile e che Keita è quell'elemento dal talento discontinuo e per questo incapace di restare a lungo in un club, tant'è che viene rimpallato di qua e di là, persino con parte dell'ingaggio pagato.



E' vero che su di loro c'è anche il timbro di Ranieri, ma Silva, Candreva e Keita non è che non siano serviti a nulla: sono bastati per non far soffrire la Sampdoria e da qui alla fine saranno ancora utili alla causa. Semplicemente è sbagliato, come fa Ferrero con la grancassa, attribuire loro poteri taumaturgici, classificarli come campioni che dovrebbero trasformare un'onesta nobildonna di campagna (o di mare), cioé la Sampdoria, in una regina di corte.


Totò direbbe: "Ma mi faccia il piacere". Non abbiamo l'anello al naso. Alla Samp mancano all'appello i due punti col Cagliari, nulla di più. Il resto sono frottole, farle credere o tentare di farle credere ai tifosi non fa bene alla Sampdoria. Ma solo al suo astutissimo presidente.