
Nel mirino dell'inchiesta è finita la gestione del gattile dell'impianto comunale, attorno al quale sarebbero emerse fatture e profitti gonfiati a danno del Comune. Secondo la Procura, grazie a certificazioni false che attestavano una presenza di gatti superiore a quella effettiva, si sarebbero generati profitti maggiorati di oltre 51mila euro tra il dicembre 2012 e il marzo 2015, e di 53mila euro tra l'aprile 2015 e il maggio 2017, sborsati sempre dal Comune della Spezia.
Un'altra accusa riguarda il maltrattamento di animali: secondo la procura spezzina, dall'agosto del 2015 alla fine del 2016 alcuni animali sarebbero stati mantenuti all'interno dell'impianto "in condizioni incompatibili con la loro natura e con gravi sofferenze" si legge nel decreto di fissazione dell'udienza preliminare, che si terrà a luglio. "Il Comune si costituisce parte civile nel processo per dare un segnale di tolleranza zero sull'eventuale speculazione economica sugli animali e il loro maltrattamento, in particolare se si tratta di reati commessi nel canile comunale - spiega il sindaco Pierluigi Peracchini -. Un altro segnale che daremo sarà quello di devolvere l'eventuale risarcimento danni al benessere degli animali sotto la nostra custodia".
IL COMMENTO
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