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Quando la rassegna era una cosa seria, si parlava del vincitore e non del presentatore
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Quando il Festival era una cosa seria, tutti i giornali titolavano sul vincitore, o la vincitrice, e non sul fatto che il suo presentatore non farà la terza edizione. Ma tant'è, quest'anno è andata così. Si è persa l'ansia giocosa della domenica mattina, quando chi non aveva resistito davanti al piccolo schermo, ai familiari poneva la prima, fatidica domanda: chi ha vinto? E tutti sapevano di che cosa si stesse parlando.

La kermesse che almeno si doveva rimandare a settembre/ottobre, sperando che per allora la pandemia sia un po' più sotto controllo, due meriti li porta comunque a casa. Il primo: si è concretamente dimostrato che la manifestazione canora non potrà mai essere soltanto un evento televisivo, da rinchiudere in uno studio (anche in un teatro trasformato in studio per le riprese) e chissenefrega di tutto il resto. Il secondo merito: non è Sanremo ad avere bisogno del Festival, bensì è il Festival ad avere bisogno di Sanremo.

Le due cose, in realtà, si tengono. Nel senso che il vero Festival è quello che si svolge fuori dall'Ariston, perché fa la fortuna di albergatori, ristoratori, baristi. Ma, nello stesso tempo, è un formidabile catalizzatore di persone, mettendo a contatto, come nessun altro evento mai, i protagonisti del palcoscenico e i loro fan. Il tutto, l'aspetto economico e quello sociale, condito dallo spettacolo, dalle polemiche e da una mediaticita' che solo il Festival a denominazione di origine controllata sa provocare.

Quello andato in scena da martedì a sabato scorsi non è stato il vero Festival. Ci sono gli ascolti in forte calo a testimoniarlo. C'è il fatto che per la prima volta la Rai ha dovuto subire la concorrenza degli altri. Timida, ma c'è stata. E per una ragione molto semplice: ad onta di ogni considerazione, tutti sapevano che il Festival nella pandemia non sarebbe stato il solito. Dunque, gli ascolti erano aggredibili e i dati sono lì a dimostrarlo.

La Rai ha voluto pervicacemente andare avanti. E pazienza. Peccato non si sia fatto sentire il governo, che pure attraverso il Parlamento è l'azionista di riferimento di Viale Mazzini. E peccato l'atteggiamento e il comportamento del sindaco di Sanremo Alberto Biancheri. Ha fatto sapere che senza i soldi della Rai, per il Festival, il Comune sarebbe andato in default. Scusi, sindaco, ma come diavolo la amministrate Sanremo? Chi vi dava la certezza che la kermesse si sarebbe fatta, con il dilagare della pandemia? Perché ha legato il bilancio a una entrata che ad un certo punto era tutt'altro che certa?

Inoltre, diciamo la verità, il suo comportamento, sindaco Biancheri, è stato anche un po'... disinvolto, diciamo così per usare un eufemismo, quando se l'è presa con il governatore ligure Giovanni Toti per le decisioni rigoriste sull'estremo ponente, Sanremo compresa. Che cosa avrebbe voluto, sindaco? Che tutti facessero e facessimo spallucce per non dispiacere a lei, che ha preferito il Festival a una sacrosanta battaglia, invece, per dare più aiuto alle categorie maggiormente colpite dalla pandemia? Tutta gente, quella di queste categorie, che in stragrande maggioranza non ha potuto beneficiare delle abituali ricadute del Festival, perché quello appena concluso è stato un Festival finto.

Tanto finto che non è persino parsa vera la disavventura di Zlatan Ibrahimovic per raggiungere Sanremo in sella ad una moto, grazie al passaggio di uno sconosciuto che ha permesso di superare il blocco dell'autostrada. Ci hanno riso sopra, al Festival finto. È diventata tutta una caricatura. Invece le autostrade bloccate intorno a Genova, e dunque verso tutte le direttrici liguri, sono una triste realtà quotidiana. Devono farci i conti i pendolari, gli autostraportatori e in generale tutti coloro che per necessità hanno bisogno dell'autostrada. La manutenzione non è stata realizzata per così tanto tempo, mentre gli azionisti ingrassavano i loro portafogli, che adesso bisogna farla tutta insieme a costo dell'enorme disagio che viene provocato.

 Se ci fosse stato il Festival vero, questo sarebbe stato un argomento di polemica e discussione. Comunque, se ne sarebbe parlato nei termini seri e drammatici che richiede. Ma quello appena archiviato è stato un Festival finto. Difatti ha portato alla ribalta non la realtà, ma l'avventura di un plurimilionario della pedata che con certe cose si confronta per scherzo. Così, il blocco autostradale è diventato una macchiettata. Che amarezza!