cronaca

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La domanda è: che cos'ha il Festival di Sanremo che non hanno gli altri eventi, rimandati oppure cancellati? O i ristoratori, i baristi, i gestori dei musei e dei teatri, i titolari di palestre e piscine e tutti coloro che, in generale, hanno dovuto subire chiusure, totali o parziali, a causa della pandemia?


Questo viene da chiedersi di fronte alla pervicacia con cui si insiste a difendere la kermesse canora di fronte all'esplodere dei contagi proprio nell'area da Sanremo a Ventimiglia e particolarmente proprio nella città dei fiori. Che il Festival sia una somma di grandi interessi non c'è alcun dubbio, ma solo quando questi interessi sono generali, almeno dentro la cinta daziaria sanremese.

Se non è così, non è. Semplicemente. Il sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri, difende i cinque milioni che dovrebbero arrivargli dalla Rai e senza i quali, dice lui, il bilancio comunale andrebbe a rischio. Solo che, sembra, quei cinque milioni in realtà sarebbero circa tre, perché il resto andrebbe all'Ariston, l'azienda di Walter Vacchino, che senza pubblico avrebbe un incasso straordinario. Vabbè, pure lui è per il Festival. E lo sono quei pochi che si occuperanno dell'ospitalità e del catering per il carrozzone di Rai e discografici al seguito.

Ma la politica cosa difende? Che cosa difendono il Comitato tecnico scientifico (Cts) e il governo uscente, nella persona del ministro pro-tempore della Salute, Roberto Speranza? Ecco, questo proprio non lo si capisce. Da una parte c'è la tutela dei cittadini, imperiesi, liguri e almeno di Piemonte e Lombardia, posto che nelle tante seconde case dell'Imperiese si può andare. Dall'altra c'è un evento canoro che può essere un'arma di distrazione di massa, in questi tempi così difficili, ma della quale non casualmente l'82 per cento degli italiani, secondo un sondaggio Swg, dice di poter fare a meno.

Diciamo la verità: si discetta se l'ultimo lembo occidentale della Liguria debba diventare arancione o addirittura rosso quando per molto meno questo stesso governo, ancora in carica per gli affari correnti, ha decretato dei lockdown senza scampo. Di più: il governatore Toti annuncia di voler mandare proprio alla Asl 1 la gran parte dei vaccini Astrazeneca in arrivo, con l'obiettivo di immunizzare le migliaia di frontalieri che ogni giorno si recano a Mentone e Montecarlo per lavoro e rientrano portandosi dietro il contagio.

Sanremo, proprio Sanremo è l'epicentro di questo cluster. E la città potrebbe diventare arancione, o rossa, anche, e soprattutto, perché alle porte (2-6 marzo) c'è il Festival. Viene detto, questo, con sfrontata e ostentata chiarezza. Cioè: tutte le categorie che già hanno pagato un prezzo altissimo a causa della pandemia, nei prossimi giorni potrebbero pagarne uno ulteriore, almeno a Sanremo e dintorni, sperando che sia possibile risparmiare il resto della Liguria, perché le canzonette non si possono fermare.

Già il governo e i partiti hanno fatto la grandissima brutta figura che sta per portare a Palazzo Chigi Mario Draghi. Ma ricordino che prima o poi si andrà a votare e i cittadini avranno buona memoria di ciò che è stato combinato. Altro che Festival a tutti i costi!