porti e logistica

Dopo l'intervista al presidente di Ente Bacini Mauro Vianello
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Egregio Direttore,
sono l’Avvocato Pietro Cesana, Presidente del Comitato Porto Aperto, e vi scrivo con riferimento all’intervista da voi trasmessa nella giornata di ieri del nuovo Presidente dell’Ente Bacini, Sig. Vianello. Le dichiarazioni rilasciate dal nuovo Presidente non corrispondono al vero, sono inaccettabili e dimostrano ancora una volta l'inadeguatezza delle preposte amministrazioni ad affrontare tematiche di tale rilevanza per la città.

Devo necessariamente ricordare che la situazione reale delle ricadute ambientali che questo tipo di comparto ha su gran parte della città (circa 230 000 abitanti dei quartieri Centro Storico, Carignano e Foce), sono accertate e indiscusse dal punto di vista scientifico sia a livello europeo che internazionale e sono pertanto incontrovertibili. Stiamo parlando di inquinamento derivante da ricaduta al suolo di metalli pesanti (quali a mero titolo esemplificativo e non esclusivo cadmio, cromo, manganese derivanti dal taglio e dalla saldatura), incontestabilmente accertato da Organismi internazionali quali OCSE ed EPA che hanno studiato ed acclarato (in circa vent'anni) l'impatto che le lavorazioni di questo tipo hanno sull'ambiente e soprattutto sulla salute dei cittadini.

I risvolti clinici derivanti da questo tipo di inquinamento sono i più disparati e portano ad una serie di patologie di tipo neuro degenerativo in età precoce (Parkinson e Alzheimer), con effetti devastanti anche dal punto di vista dei costi sociali. In tutta Europa i bacini di carenaggio, nel rispetto del regolamento Europeo 1257 del 2013 e delle richiamate linee guida IMO (recepiti con apposita legge dal nostro ordinamento nel 2019), sono collocati a circa un miglio e mezzo dai centri densamente abitati.

Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti basta osservare la collocazione dei cantieri Ghent (Belgio), Grena (Danimarca), Gijon (Spagna), Le Trait (Francia), Bacalan (Francia), Le Havre (Francia), Brest (Francia), Liepaja (Lettonia), Kalipèda (Lettonia), Rotterdam Botlek (Olanda), Averio (Porrtogallo), Naantali (Finlandia), Hartlepool (UK), Leith (UK), Belfast (UK), Swansea (UK), Tallin (Estonia), solo per citarne alcuni, ove gli impianti di riparazione navale sono ubicati a circa 1500 metri dalle prime abitazioni e ad almeno 5000 metri dai centri densamente abitati, mentre nel caso di Genova a circa 70 metri dalle prime abitazioni e a 400 metri da quartieri densamente abitati.

Peraltro devo con rammarico notare che durante l'intervista sullo sfondo c’era una nave militare che non potrebbe essere trattata in bacini di questo tipo per ragioni legate ai materiali (speciali e coperti da segreto militare) utilizzati per le chiglie di queste imbarcazioni. Sono obbligato a ricordare che il Giappone ha diffidato gli USA a demolire alcune navi della flotta militare collocata nel Pacifico e che la Marina Americana aveva addirittura pensato di costruire un'isola galleggiante in mezzo al mare per queste demolizioni speciali.

In considerazione di quanto sopra detto le chiedo di poter essere intervistato sulla questione al fine di poter fornire un quadro reale e oggettivo della situazione che investe la nostra amata Genova alla soglia di decisioni che potrebbero influire ulteriormente in modo molto negativo sul prossimo futuro della nostra Città. Ringrazio e porgo i migliori saluti Avv. Pietro Cesana