cronaca

Il settore disposto a effettuare maggiori controlli sanitari pur di aprire durante le Feste
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"Ora basta! Lasciateci lavorare con certezze e in sicurezza. Altrimenti ristorateci al 100%". Bar e ristoranti vanno sul piede di guerra. L'incertezza dettata dalle attese nuove misure del governo per le feste ha portato alla cancellazione di tante prenotazioni per i giorni di festa. Un settore che più di altri sta pagando le conseguenze delle chiusure imposte dalle misure anti Covid.le associazioni di categoria Ascom Confcommercio e Fipe chiedono si faccia chiarezza.Dverse le spese sostenute per riaprire dopo il lockdown di primavera per rispettare i protocolli Inail, distanziamento, sanificazione, riduzione dei clienti, installazione dei dehors all'esterno.

"Apprendiamo, dalle indiscrezioni di stampa, la notizia di chiudere i nostri locali durante le prossime Festività. Un fatto che ha più un valore simbolico che reale per l’economia disastrata delle nostre imprese, ma sul quale non rinunciamo a dire che sarebbe una misura illogica. I ristoranti e i bar non sono tra i luoghi più pericolosi per eventuali contagi. A dirlo non siamo noi, ma i dati dell’Istituto superiore di Sanità sull’andamento dei contagi e quelli del Ministero dell’Interno sui controlli, secondo cui dall’inizio della pandemia, su oltre 6,5 milioni di controlli effettuati nel complesso delle attività commerciali, ristorazione compresa, solo lo 0,18% ha subito una sanzione".


All'orizzonte la chiusura sempre più comcreta per le festività. Fatto che spaventa. Insieme alle nuove misure si chiede un pacchetto di interventi immeditamente efficace. Le tasse da pagare restano. Ma arriva anche l'apertura a maggiori controlli pur di permettere una reale ripartenza del settore. "Siamo disponibili ad adoperarci per sottoporci a protocolli maggiori più severi e certificati per noi e per i nostri dipendenti, in particolare ad effettuare: tamponi nel drive through di Confcommercio Salute; certificazione di applicazione dei protocolli da parte di ente certificatore ma dobbiamo avere la certezza di poter lavorare".

Sotto accusa l'incertezza che regna sovrana in questi giorni, con il governo pronto a varare misure più stringenti dopo aver precedentemente aperto a una rivalutazione in senso contrario del Dpcm entrato in vigore lo scorso 4 docembre. "Rispetto agli altri Paesi europei le nostre attività, facendo due conti, hanno avuto un ristoro pari a nemmeno il 5% del loro fatturato. Inoltre, ci siamo dovuti scontrare con montagne di burocrazia per avere delle briciole" concludono. Nell'attesa che da Roma una decisione definitva venga presa. E a Natale mancano ora otto giorni.