salute e medicina

Il 60% delle terapie intensive occupate è occupato da pazienti Covid
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"Essere ricoverato in terapia intensiva terribile, vuol dire subire trattamenti necessari per mantenere le funzioni vitali ma sono estremamente complessi, estremmaente tecnologici, difficili per il paziente stesso". Paolo Pelosi il direttore della clinica anestesiologica e terapia intensiva del Policlinico San Martino di Genova. In questi lunghi mesi di emergenza ha vissuto fianco a fianco a chi lottava per sconfiggere il Covid.

Quei pazienti che vista la situazione a cui li ha portati il virus hanno avuto necessit delle cure pi importanti. Quelle che hanno necessit di pi tempo per essere curate: "Questa patologia - spiega ancora Pelosi - purtroppo necessit di tempi lunghi di riabilitazione ma anche per il distacco dal respiratore e l'uscita dal reparto. Bisogna ricordare che l'ultima risorsa terapeutica che abbiamo e che dobbiamo assolutamente prevenire". La seconda ondata ancora in corso, la terza da pi parti indicata come probabile se non sicura. I numeri degli ospedalizzati e dell'occupazione delle terapie intensive in Liguria come in tutta Italia non in riduzione. Eppure per riuscire a cure tutti c' stato bisogno anche in questo autunno di un rafforzamento delle strutture. Sono circa 250 le terapie disponibili in tutta la Liguria. Oggi sono circa 90 i ricoverati per Covid in terapia intensiva. Il picco nella seconda ondata stato raggiunto nella seconda parte di novembre con oltre 120 ricoverati nei reparti intensivi della regione, poi una graduale diminuzione. 

"I ricoveri per Covid sono stati simili a quelli che abbiamo avuto a marzo e aprile. Nella prima ondata in terapia intensiva finivano circa il 10-15% dei pazienti ricoverati con picchi del 30%, adesso ci attestiamo intorno all'8% con picchi al 15%" fotografa Pelosi. Ma il dato pi importante un altro, quello dell'occupazione delle terapie intensive. Da inizio emergenza al San Martino stato curato il 38% dei casi critici della Liguria. "Il 50-60% dei posti letto di terapia intensiva occupati sono occupati da pazienti Covid, il restante 40% dagli altri - spiega Pelosi - se non avessimo incrementato i posti a disposizione avremmo avuto l'80% dei posti in terapia occupati". con la sincera passione politica.


La terapia intensiva l'ultimo baluardo contro il virus, un virus che numeri alla mano si combatte principalmente a casa. Ma per chi si ritrova in ospedale e peggio ancora in terapia intensiva e lotta per sopravvivere l'elemento solitudine pesa e non poco: "Eravamo un reparto pienamente aperto prima de Covid dove nonostante tutti i parenti potevano interagire con i propri cari ricoverato, con il Covid questo non possibile. Abbiamo cercato di lenire la solitudine dei pazienti con la tecnologia ma non la stessa cosa di un abbraccio o la stretta di una mano fraterna di un caro" racconta ancora il direttore della clinica anestesiologica e terapia intensiva del Policlinico San Martino.


Dicembre ormai inoltrato e il pensiero di tanti si concentra alle feste e alle limitazioni per le feste. Da chi ogni giorno negli ultimi nove mesi ha fatto i conti con pazienti gravissimi a causa del Covid parte l'appello rivolto a tutti e non solo per il periodo festivo: "Il regalo pi bello quest'anno prendere un bel pacco e metterci dentro una sola parola: rispetto. Rispetto verso le regole sanitarie, la mascherina, il distanziamento, il lavaggio frequente delle mani, rispetto verso se stessi, rispetto verso gli altri, rispetto verso i pazienti Covid e i non-Covid e infine verso chi deceduto". Conclusione amara e ricca di significato che spinge a riflettere.