cronaca

Mentre il frigo per i vaccini a Zingaretti lo ha regalato proprio Atlantia
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Fuori i Benetton da Autostrade per l'Italia o sarà revoca. Il M5s torna ad alzare i toni contro il Mit e il 'suo' stesso governo sul dossier Autostrade. E lo fa in una sorta di 'day after' rispetto alla scadenza della nuova offerta attesa da Cdp insieme ai fondi Macquarie e Blackstone e mai arrivata sul tavolo di Atlantia.

Cassa depositi e prestiti e i soci esteri avrebbero dovuto formulare una nuova proposta ("vincolante e satisfattiva", così chiedeva Atlantia) per rilevare l'88,06% di Autostrade in mano Atlantia, dopo che le due precedenti offerte, con una valutazione di 8,5-9,5 miliardi di Autostrade, sono state ritenute non soddisfacenti dal punto di vista economico. Che il nodo del prezzo fosse delicato e complesso era chiaro fin dall'inizio, tanto che nell'offerta del 28 ottobre si prevedeva una due diligence di 10 settimane prima di individuare "termini, condizioni e prezzo definitivi".

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Il M5s torna alla carica e lo fa ripetendo il proprio mantra, che suona come un pressing a fare presto, proprio mentre si allungano i tempi della trattativa tra Atlantia e Cdp. A pesare sono gli sviluppi dell'inchiesta sulle barriere fonoassorbenti, che ora si arricchisce di nuovi particolari, come le bugie di un ex manager durante il processo sulla strage del bus di Avellino per ottenere uno scatto di carriera. A riportare sul tavolo del governo il tema Autostrade è il ministro degli esteri Luigi Di Maio, che promette di affrontare la questione in consiglio dei ministri per prendere una decisione.

"O si estromettono i Benetton o è revoca"
, un mantra che va avanti da un altro 'day after', quello del crollo di ponte Morandi il 14 agosto del 2018. "Bugie, omertà e premi, tutto ha avuto un prezzo nella vicenda di Autostrade ma il prezzo più caro l'hanno pagato le vittime dei disastri di Avellino e Genova. Gli elementi emersi dalle intercettazioni tra gli ex vertici di Autostrade sono agghiaccianti. Fuori i Benetton subito", scrive anche il viceministro delle Infrastrutture e trasporti Giancarlo Cancelleri su Twitter.  

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A complicare ulteriormente le cose, tuttavia, sono intervenuti gli ultimi sviluppi giudiziari che avrebbero spinto Cassa e i fondi a una maggior cautela, riportando sul tavolo il nodo della manleva, oltre all'ipotesi di un'ulteriore abbassamento del prezzo. Sul Piano economico finanziario, dopo settimane di stallo, nei giorni scorsi si sono registrati spiragli, con la convergenza trovata tra i Ministeri delle infrastrutture e dell'economia e Palazzo Chigi, che ora dovrebbero valutare di andare al prossimo step, che è il Cipe. Intanto, nell'attesa di capire come decidera' di procedere Atlantia, sullo sfondo resta sempre l'altro percorso avviato da Atlantia a fine settembre, il progetto di scissione parziale proporzionale. Su questo percorso avrebbe dovuto esprimersi il 30 ottobre l'assemblea, poi rinviata per dare spazio al confronto con Cdp e soci. La nuova riunione è prevista entro il 15 gennaio.

La minaccia di revoca nel frattempo è tornata nelle dichiarazioni di diversi esponenti di governo nelle ultime settimane, dopo l'inchiesta della procura di Genova sulle barriere fonoassorbenti pericolose che lo scorso 11 novembre ha portato all'arresto di alcuni ex manager, tra cui l'ex numero uno Castellucci. Inchiesta da cui ora emerge che Paolo Berti, che all'epoca del crollo del ponte Morandi era direttore operazioni centrali di Autostrade, avrebbe mentito al processo sulla strage del bus di Avellino, avvenuta il 28 luglio 2013 sulla A16, per uno scatto di carriera e per un aumento di stipendio di circa 400 mila euro, e per coprire il suo superiore Castellucci. (CLICCA QUI)

La posizione di Cdp e dei fondi Macquaria e Blackstone si è fatta molto più cauta, tanto da spingerli a non presentare la nuova offerta per l'88,06%. Alla scadenza del termine Cdp e soci avrebbero inviato una comunicazione per evidenziare la necessità di ulteriori approfondimenti. Il nodo resta il prezzo, considerato da Atlantia non sufficiente. Ora la palla è nelle mani di Atlantia, che riunisce il cda per valutare come procedere. Intanto Autostrade è tornata dopo tre anni sul mercato degli eurobond con un'emissione da 1,25 miliardi, che avrebbe ricevuto una richiesta di 3,7 miliardi.

Nel frattempo il frigo per i vaccini Covid a Zingaretti lo hanno regalato i Benetton. Come segnala il quotidiano Domani, la regione Lazio ha destinato 618mila euro alle aziende sanitarie locali per l'acquisto dei congelatori dove conservare il vaccino anti-Covid. Emerge da una deliberazione di giunta approvata pochi giorni fa su proposta dell'assessore alla sanità Alessio D'Amato. Ma da chi arriva quel denaro? Da un benefattore molto chiacchierato: Atlantia, la holding, controllata dai Benetton, che a sua volta controlla Autostrade per l'Italia, ritenuta responsabile del crollo del ponte Morandi e della morte di 43 persone. La società il 14 aprile 2020 ha donato alla regione Lazio mezzo milione di euro.

"A inizio aprile l'emergenza Covid-19 induce holding e grandi aziende a uno sforzo per contribuire alla battaglia del paese contro il virus e Atlantia non si sottrae e scende in campo contro la pandemia. La spa, sotto accusa per le scarse manutenzioni e per il ponte crollato, ha pensato bene di donare 500mila euro alla regione guidata da Nicola Zingaretti, presidente della giunta regionale ma anche segretario del Pd. Del Pd è la ministra Paola De Micheli che tratta, da tempo e senza esito, l’uscita dei Benetton da Autostrade. Gli aiuti targati Benetton per l'emergenza covid sono del tutto regolari. Non sono i soli privati ad aver donato ma dimostrano, ancora una volta, le loro capacità relazionali. Una mancetta, considerando i bilanci e il fatturato di Atlantia, ma comunque un'opera di bene possibile grazie a un articolo del decreto legge del 23 marzo 2020", scrive il Domani (LEGGI QUI)