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Il tecnico blucerchiato vuole proseguire sulla strada dei risultati favorevoli
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 La Sampdoria arriva al derby della Lanterna numero 123 nelle migliori condizioni possibili. Con nove punti, tre vittorie consecutive in campionato, il passaggio del turno in Coppa Italia, tutti i giocatori (tranne Gabbiadini) a disposizione di Ranieri e la notizia del proscioglimento della famiglia Ferrero dalle accuse penali nell’ambito del caso Obiang. Questo significa che attorno alla Samp non ci sono turbative, dunque alibi o preoccupazioni, se non quelle legate a chiunque di noi in questo controverso periodo storico. Il rebus pallido di Ramirez non è certo sufficiente, per fortuna, ad invelenire il clima sopra Bogliasco.

Tutto ciò, paradossalmente, potrebbe essere l’unico, vero pericolo: un ambiente troppo rilassato e sicuro di se stesso. In passato è capitato che l’oasi felice venisse scambiata da qualcuno per una comoda poltrona su cui stravaccarsi anche in presenza di appuntamenti importanti. Dovrà pensarci il saggio Ranieri a tenere alta la tensione, quella sana. L’allenatore, che prima dell’ultimo non aveva mai perso un derby in panchina, vuole riprendere in mano quella straordinaria tradizione. E sa come fare per riuscirci.

Il Genoa va rispettato, perché Maran è un condottiero navigato, la squadra ha dimostrato di non disintegrarsi di fronte allo tsunami del covid, a cui ha tenuto botta ammirevolmente, alcuni elementi come Perin, Criscito, Pandev conoscono il peso della stracittadina, qualche nuovo acquisto potrebbe esserne galvanizzato a sorpresa.

Ma è innegabile che, in questo momento, la Sampdoria abbia in mano un mazzo di carte migliori. Sotto tutti i punti di vista: tecnico, tattico e fisico. Dovrà essere brava a giocarle, a calare sul tavolo gli assi ma anche le briscole più basse al momento giusto. Potrebbe davvero servire tutto. E con tanta, tanta concentrazione, perché la differenza di valori tra le due compagini è tutt’altro che abissale.

La Samp gioca in casa, ma non avrà il suo pubblico, che sarebbe stato in maggioranza. E questa è una limitazione che, purtroppo, si ripete per la seconda volta consecutiva. Ma anche questa non è una ragione per non far valere il favore del pronostico. Che non significa avere vinto – i derby vanno guadagnati sul campo con testa e cuore – ma scattare dai nastri di partenza con un certo vantaggio psicologico. Sarebbe un peccato bruciarlo e non sfruttare l’occasione per inguaiare un po’ i “cugini”, attardati in classifica. Insomma, l’auspicio dei tifosi blucerchiati è che gli slanci (inconsci) di generosità si siano esauriti con l’ultima stracittadina.