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Al Ferraris la sfida salvezza, squadre in campo alle 19,30
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 Non era una domenica ma un venerdì quel 19 luglio del 68 a Bergamo. Il Genoa nel secondo torneo di spareggio per non retrocedere in C (il primo non aveva sancito la squadra che doveva scendere) affronta ancora il Venezia e vince 2-1 in rimonta e si salva con i tifosi che ascoltano la radiocronaca con gli altoparlanti in piazza De Ferrari. Andranno giù i lagunari. Ci si attacca a tutto aspettando il match col Lecce di questa sera alle 19,30.

Un altro spareggio l’ennesimo nella storia unica del Grifone per evitare l’inferno stavolta della B. Dopo il Lecce ci saranno altre 4 partite ma non fare tre punti oggi significherebbe camminare zoppi fino alla fine. Ci si è ridotti così alla fine di una stagione partita con buone sensazioni e poi tra disillusioni e infine amarezze. Ma indietro si penserà dopo, alla fine di questa via crucis. Ora come allora serve battere il Lecce per guardare con un minimo di serenità al derby e poi alle altre stazioni di un cammino da poveri pellegrini. Nicola ha caricato la squadra. Ricorda giustamente a tutti che prese i rossoblu a 11 punti e ora ne ha 30. Lui ha dato il massimo, senza dubbio.

Ora tocca a Perin, Biraschi, Zapata, Masiello, Criscito, Goldaniga, Schone, Behrami, Iago Falque, Pandev e Pinamonti che inizieranno la contesa contro la formazioni di Liverani. E poi agli altri che entreranno. Tifosi a casa a trepidare in una settimana dopo il tracollo di Torino che ha portato ad una sensibile indignazione dei genoani stufi di tutto e tutti. Chiedono almeno di vincere questa partita. Basta scuse, basta alibi. All’andata con Thiago Motta fini 2-2 col Lecce che concluse in undici contro 9 rossoblu per due espulsioni. Occasione persa allora, si era sul doppio vantaggio, ma c’è un’altra possibilità che bisogna sfruttare. Il Genoa è di nuovo ad un bivio come in quella estate insolita di calcio di 52 anni fa. Stesso giorno. Ci si attacca a tutto per non morire, ci si attacca a tutto per difendere una passione che qualcuno continua a umiliare.