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Le due genovesi disponibili a ricominciare a giocare, ma solo con tutte le opportune garanzie
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Giovedì prossimo 28 maggio il governo prenderà una decisione definitiva sulla ripresa del campionato. In quella data, salvo radicali cambiamenti di scenario, il ministro Spadafora darà il via libera alla disputa delle ultime 12 giornate più recuperi, oppure alla formula equivalente scelta dalla Figc. In ogni caso, Genoa e Sampdoria sono fortemente contrarie all'ipotesi di playout salvezza, che le vedrebbe rimesse in gioco al pari di squadre già distanziate in classifica secondo una regola cambiata in corsa. Addirittura si parla di un minitorneo con derby salvezza in campo neutro, in una sede scelta tra le località meno flagellate dalla pandemia: da Bolzano a Campobasso a Salerno. Inutile dire lo sconcerto che la sola ipotesi provoca tra i diretti interessati.


Nell'ultima assemblea di Lega di Serie A, le società hanno votato all'unanimità per la ripresa. Ma questa posizione formale si deve alla necessità di tenere il punto, rispetto al contenzioso con le tv per il pagamento dell'ultima rata dei diritti, vitale per più di un club. In realtà, dietro l'atteggiamento diplomatico, ci sono almeno tre posizioni.
Il fronte del sì, ovvero dei club che vogliono a tutti i costi portare a termine sul campo la stagione, è guidato da Claudio Lotito e comprende, oltre alla sua Lazio, la Roma e il Napoli di Aurelio de Laurentiis.
Su una posizione meno netta, ma tuttavia pur sempre favorevole al rientro il campo, ci sono quattro club: Fiorentina, Juventus, Milan e Sassuolo.
Il novero degli scettici, ovvero contrari ma formalmente allineati alla linea possibilista, vede in prima fila il Torino di Urbano Cairo, seguito dalle due genovesi e da Inter, Brescia e Udinese. Tra i perplessi ci sono anche l'Assocalciatori, i medici sportivi e alcuni allenatori. Tutto è insomma ancora possibile e fare pronostici sembra velleitario.