cronaca

Le parole del presidente del Consiglio delle conferenze dei vescovi d'Europa
4 minuti e 42 secondi di lettura
"La reazione dell'Europa è stata lenta e lesinante, questo non è un buon messaggio. Poi grazie a tante insistenze ora sta prendendo strade un po' diverse". Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle conferenze dei vescovi d'Europa e arcivescovo di Genova entra dritto nel tema di come l'Europa si è comportata in questi due mesi di emergenza Coronavirus che sta interessando l'Italia e il mondo tutto. 

Per Bagnasco la sfida del Coronavirus può essere quella decisiva per capire cosa vuole fare l'Europa di se stessa: "Pensare il futuro dell'Europa senza l'Europa unita è estremamente difficile. Questa pandemia è la sfida forse decisiva affinchè l'Europa dimostri a se stessa quella che vuole essere, se un'unione quasi forzata di interessi di alcuni, non di tutti, o se al contrario vuole essere una comunità di popoli, di nazioni che vuole camminare insieme nella diversità e nella compattezza. 

Il cardinale ha celebrato una messa speciale nella parrocchia di San Bartolomeo della Certosa a Genova, luogo simbolo dei giorni e mesi successivi alla tragedia del Morandi. Una messa voluta dal parroco Don Gianni Grosso e dal vicario parrocchiale Don Andrea Carcasole per ricordare le 43 vittime del 14 agosto 2018 e per quelli causati dalla pandemia di questi giorni. "Il nuovo ponte di Genova è un segno di speranza che apre lo sguardo e l'anima al futuro e che dimostra che stringendo i denti si possono superare le difficoltà" spiega ancora Bagnasco. La messa è stata trasmessa in diretta su Primocanale.



 IL TESTO DELL'OMELIA - "II Buon Pastore"
Cari Fratelli e Sorelle Nel Vangelo ascoltato, Gesù descrive se stesso come il Buon Pastore che ha cura del suo gregge, conosce le sue pecore, le chiama ciascuna per nome. Egli parla di Lui e di noi. Come è importante essere chiamati con il nostro nome; come è bello sentire che non siamo un branco
anonimo! In un altro passo evangelico, il Signore dice agli apostoli: "rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli" (Le 10.20). In quale cielo, possiamo chiederci? Ci risponde il profeta Isaia, quando scrive: "Ti ho disegnato sulle palme delle mie mani" (Is 49, 16).

Ecco il cielo dove i nostri nome sono incisi, la mano di Dio, cioè il suo cuore. Gesù ci conosce non come fanno gli uomini, ma nell'intimo, là dove nessuno può entrare: ascolta ogni sussurro dell'anima, ci conosce
anche quando noi stessi non riusciamo a capirci e ad esprimerci.
Non è forse questo che desideriamo? Essere guardati con benevolenza, ascoltati con attenzione, abbracciati con amore, accompagnati nei pascoli dell' eternità? E non è forse questo lo scopo del Buon Pastore: condurre ai pascoli alti e fioriti della gioia? Ma quali sono questi pascoli pieni di sole e di verde, di fiori e di acqua per la vita che non muore? Egli è il Pastore, è la Porta, ed è Lui il Pascolo affidabile. Le immagini che il Signore usa sono semplici, ma la realtà è grandiosa: non sono una visione bucolica e poetica, ma è in gioco la nostra vita, il nostro destino, il nostro modo di vedere e di vivere. Vogliamo noi ascoltare la sua voce? O siamo distratti e incantati da altre voci che, come sirene, lusingano e tradiscono? Siamo docili nel seguire i suoi passi anche quando sono difficili e faticosi, fidandoci della sua guida, oppure prendiamo altri sentieri, o ci fermiamo davanti ai passaggi difficili e dolorosi? Oggi la Chiesa prega per le vocazioni sacerdotali: chiediamo al Signore il dono di sacerdoti secondo il suo cuore.


Cari Amici, oggi sono venuto qui, nella Parrocchia di Certosa vicino al nuovo ponte che va a sostituire il ponte Morandi, tragedia dell'agosto 2018. Com'è noto, la struttura è completata con l'ultimo impalcato, e presto sarà rifinito e percorribile: la Città sarà ricongiunta grazie all'arteria più veloce. La soddisfazione è grande, e l'ammirazione va oltre il nostro Paese. L'opera è guardata come un'opera solida e snella, come un esempio di architettura, di organizzazione, di tempistica e di lavoro. La giusta soddisfazione non oscura, pero, la memoria, e Genova non dimentica la tragedia che abbiamo tutti vissuto: essa deve restare nei nostri cuori, e restare. Restare come preghiera per le vittime, come vicinanza ai loro parenti e amici, agli sfollati del quartiere, a quanti hanno perso il lavoro. Le tragedie portano morte, dolore e disagi, ma contengono anche sfide e spinte di rinascita, volontà di rialzarsi. Per questo le visione del nuovo ponte rinnova la speranza e conferma la fiducia che insieme si può, ed è più bello superare le bisogno in questa durissima prova della pandemia che flagella il mondo.

Uniti, stringendo i denti nelle limitazioni quotidiane, torneremo a vedere la luce, incontreremo ma in modo nuovo, gusteremo la strada, lo stare sotto il cielo col sole e con la pioggia, vedremo con occhi lieti la normalità delle cose, Ma non dovremo dimenticare l'oggi. Grazie a coloro che hanno lavorato senza tregua, con competenza e determinazione. Ai lavoratori, che hanno mostrato passione, genio, coraggio, e alle loro famiglie, la nostra particolare
riconoscenza. La Santa Vergine, che veneriamo con particolare affetto nel mese di maggio, accolga le nostre preghiere, le pene che portiamo per le famiglie, per i bambini e i giovani, per i nostri anziani, per quanti sono afflitti dalla malattia, per coloro che si prendono cura degli altri negli ospedali, nella case di riposo, nelle loro abitazioni, sulle strade, nelle decisioni per il bene comune. Tutti conforti e incoraggi, su tutti vegli come Madre e Regina. Amen!